Settimana scorsa abbiamo avuto l’onore ed il piacere di essere invitati a visitare una manifattura… stranamente non orologiera.
L’azienda di cui vi parlo è Italiana, situata nel Varesotto, non fa orologi (almeno non ancora) e ha un debole per l’eccellenza.
Approfittando di questo tour abbiamo scoperto più a fondo un’icona italiana, abbiamo imparato un sacco di cose, e compreso la storia di questo brand.
Senza dilungarci in questo inutile hype, parliamo di MV AGUSTA.
Tornando dal nostro viaggio ci siamo resi conto che ci sono dei punti di contatto con il nostro settore piuttosto evidenti. Partiamo dallo “scontato” (per il mondo orologiero) corredo, ogni moto viene consegnata con cofanetto da collezione per book and paper.
Il kit aumenta la sua rilevanza quando poniamo l’attenzione su moto dalla produzione limitata: avrete visto anche voi la Superveloce Arsham (Moto realizzata in collaborazione con Daniel Arsham in soli 6 esemplari) sul nostro IG, di cui abbiamo avuto il piacere di poterne osservare una, insieme alla altrettanto limitata Rush da 300 esemplari totali. Solo 300 moto, sì.
Come sappiamo i collezionisti sono particolarmente attenti a queste informazioni e caratteristiche che si riflettono su quello che è un dettaglio non indifferente: la rarità.
Questa tendenza a produzioni limitate non è recente per MV, anzi: sappiamo che di MV Agusta America del ’76 ne sono state prodotte poco più di 200 esemplari, il valore di una di queste moto si aggira attorno agli 80-110k.
Anche qui, amici del vintage, abbiamo da studiare!
Oltre a questi primi aspetti più semplici da identificare abbiamo ragionato su altre connessioni tra MV ed il mondo dell’orologeria, secondo noi ce ne sono 3 di sostanziali con marchi contemporanei: l’heritage di Patek, il design italiano degli ultimi anni di Bvlgari (in particolare della collezione Octo Finissimo) , ed il DNA estremo di Richard Mille.
Un po’ di storia della MV Agusta
La storia di MV Agusta ebbe inizio nel 1907 quando il conte Giovanni Agusta, aristocratico del sud, appassionato di aeromobili, fondò a Palermo la società aeronautica Agusta.
Dopo un discreto successo iniziale, l’azienda ebbe un ruolo di rilievo durante la prima e la seconda guerra mondiale e a causa delle fluttuazioni del mercato, fu costretta a diversificare la produzione: sempre nel mondo dei motori ma di terra con le motociclette.
Questa mossa divenne fondamentale e azzeccata, tanto da diventare il core business poiché a causa della guerra, la produzione di aeromobili venne, subito dopo, vietata.
Nel 1945, infatti, venne creato il marchio MV “Meccanica Verghera”(quartiere di Samarate in provincia di Varese), del gruppo Agusta.
La prima MV Agusta vide la luce col nome di “98”, ed iniziò ad essere commercializzata l’anno successivo, parallelamente ai primi passi dell’attività agonistica sportiva, quest’ultima partita letteralmente a razzo.
Questo successo era dovuto allo spirito pionieristico dell’azienda, derivante dall’esperienza nel mondo dell’aviazione, in cui l’innovazione, soprattutto in quegli anni, era un fattore fondamentale.
Questo atteggiamento volto al miglioramento aveva due effetti collaterali: da un lato le MV vincevano le gare; dall’altro lato queste vittorie erano una straordinaria pubblicità che alimentava le vendite delle referenze stradali. La MV Agusta era il marchio del momento. Successo che durò a lungo grazie proprio a questa combinazione di innovazione e vittorie.
L’azienda sceglieva i migliori piloti sulla piazza per garantirsi le vittorie: per citare qualche nome Leslie Graham, idolo dei primi anni 50, Carlo Ubbiali vincitore di 5 mondiali nella categoria 125 e 2 in quella 250 per non parlare di Mike Hailwood considerato uno dei più grandi piloti di tutti i tempi.
Il picco del successo nelle corse venne raggiunto quando si consacrò il connubio più celebrato nella storia delle corse motociclistiche: quello tra Giacomo Agostini e il motore a 3 cilindri in linea di MV.
Agostini vinse 311 gare, un numero enorme, vincendo 13 titoli mondiali, un dato ancora più importante.
Le corse sono un termometro fondamentale nel mondo dei motori per raccontare la storia dei brand. Vi suggerisco un film per aiutarvi a comprenderne le dinamiche anche se parliamo di auto e non di moto: Le Mans 66 La Grande Sfida.
Vediamo Ford Vs Ferrari, competizione strabiliante di quegli anni in cui un non più giovanissimo Enzo Ferrari cerca soluzioni in un momento di recessione. Il film procede dal punto di vista americano, che ha successo sul marchio italiano proprio a Le Mans, nel ’66.
Documentandoci con vari articoli e chiedendo a persone più esperte di noi nel settore motociclistico, abbiamo conferma di quanto importante sia la storia di MV, storia che sicuramente ha aiutato ad oltrepassare i successivi anni, che sono stati piuttosto turbolenti.
Momenti di alti e bassi o difficoltà finanziarie si riflettono spesso sulle attività con cambi di proprietà e di direzione.
E’ accaduto quasi un secolo fa, e non sempre ci ricordiamo che la famiglia Stern non è la proprietà originaria della Patek Philippe. Eppure a seguito delle prima guerra mondiale e del periodo di crisi finanziaria culminato con il ’29 la manifattura è stata acquisita dai fratelli Charles e Jean Stern, che all’epoca erano fornitori di quadranti per la nota azienda.
La famiglia Stern è sicuramente protagonista del successo odierno dell’azienda, avendo sempre creduto nell’innovazione e nell’incremento delle performance nonché nello sviluppo delle complicazioni sui propri segnatempo.
Heritage è il patrimonio ereditato dal passato, dice la Treccani: esperienza, sfide e successi nel mondo di riferimento, l’idea che ha in mente il pubblico. Forse proprio questa parte rende al meglio l’immagine che abbiamo percepito dei due mondi, delle due realtà: qualcosa di non tangibile, qualcosa che provi ma non riesci facilmente a descrivere, una sensazione quando pronunci il nome dell’una o dell’altra azienda.
Sensazione tramandata per gli anni a venire e cementata grazie alla manifattura di Varese, unico impianto produttivo, che assicura qualità essendo ogni moto totalmente realizzata a mano, e controllo qualità partendo dal motore, ogni moto esce dal concessionario con 5km fatti al banco di prova, ed estetico: l’oggetto attraversa un tunnel di luce che ne evidenzia le minime imperfezioni. Capirete, anche qui, l’attenzione ai dettagli è il mantra del brand.
Il design italiano della MV Agusta
Nel corso della storia, come già citato precedentemente, MV ha sempre puntato sull’avanguardia consolidando il proprio DNA e focalizzandosi sulle prestazioni ma aprendosi anche a quelli che sono diventati temi sempre più importanti: tecnologia e design.
Nel 1997 venne presentata la leggendaria F4, pietra miliare del brand e dell’intero settore.
Il nome F4 deriva da F come Ferrari e 4 come 4 cilindri. Il progetto fu proprio quello di creare un motore eccezionale con l’intento di “ferrarizzare” questo modello. Nonostante questa natura il punto di forza più energico di questa motocicletta fu il Design, affidato alla geniale mente di Massimo Tamburini.
Il design dell’F4 ebbe un riconoscimento tale che fu al centro della mostra Art of the Motorcycle nel 1998 al Guggenheim Museum di New York.
Questo design, squisitamente italiano e moderno per l’epoca, fu davvero un successo che diede ad MV una visibilità davvero senza precedenti.
Guardando questa evoluzione ci salta in mente il percorso di Bvlgari intrapreso negli ultimi anni per la creazione dell’Octo Finissimo. Bvlgari è un’azienda da sempre riconosciuta nel settore, e a nostro avviso il vero salto di qualità del dipartimento orologi è avvenuto da quando la direzione è stata affidata ad un italiano, Fabrizio Buonamassa Stigliani.
Il Finissimo è un’icona del settore a livello internazionale, difficile negarlo oggigiorno.
La storia ci ricorda che l’azienda ha inanellato 8 record mondiali con questo modello declinato con diverse complicazioni e, aggiungo io, ha consentito al brand di prendere parte molto attivamente ad un’epoca inserendosi nella lista dei modelli più iconici.
Il DNA Estremo della MV Agusta
Dallo stile squisitamente italiano della F4, con le sue superfici ampie e raccordate, si è passati a modelli dalle linee sempre più spigolose, discontinue e strillate; per non parlare del sound ormai dominato dall’inconfondibile tre cilindri.
Fatevi un giro sul sito di MV, vi aiuto io (MV Agusta)
Dragster, Brutale, Superveloce, ora la Rush…
Pur non conoscendo il mondo delle moto sono sicuro che vi girereste al passaggio di una di queste. Come vi fermereste ad osservare un Octo Finissimo o come non riuscireste a non notare un Richard Mille.
Ho assistito al lancio del primo Nadal, l’RM027 Tourbillon. Capolavoro di ingegneria per un orologio che è diventato leggenda, evolvendo, come é solito fare RM, in diverse varianti e materiali, scuri e/o colorati.
Al giorno d’oggi credo che non ci sia un marchio di orologi paragonabile a Richard Mille, estremo, unico, prorompente, che abbia quel tipo di energia che ti pervade. Dovete provarne uno per comprendere quello che sto scrivendo.
Ci sono persone a cui piace e persone che mentono… scherzo!, ma come per le MV, difficilmente guardandone uno, e provandolo puoi uscire illeso da quella sensazione , da quella energia .
E’ quello che abbiamo provato noi ammirando la Superveloce, inchinandoci alla potenza di una Rush e perdendo la testa per il fascino della Daniel Arsham.
Speriamo che i contenuti siano riusciti (pur non essendo ancora pratici del settore ;), che vi sia arrivato quanto scritto in queste righe e che il rombo del prossimo reel vi dia uno spunto per riconoscere quell’oggetto anche solo ascoltando il gorgoglio del motore o incontrando quelle linee.
E se avrete pazienza, probabilmente ad ottobre vedrete dell’altro… Stay tuned…
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