In un decennio segnato da rivoluzioni culturali e sfide meccaniche, due creazioni dell’alta orologeria hanno sfidato le convenzioni in modi profondamente diversi ma complementari: l’Audemars Piguet Ref. 5403, soprannominato “Cobra“, e il Cartier “Bamboo” Coussin. Entrambi nati negli anni ’70, questi segnatempo sono espressioni vivide dell’audacia creativa delle rispettive maison, ma anche manifestazioni materiali di un’epoca in cui lusso significava carattere, originalità e spirito pionieristico. Bene, questo vuole essere un viaggio emozionale e tecnico tra due oggetti di culto, due anime in oro che ancora oggi bruciano di desiderio e raffinatezza.
La “seduzione” del Cobra: Audemars Piguet ref.5403
“Il cobra non è un serpente…ma un AP 5403!” Non cantava così Donatella Rettore? Perdonate lo stravolgimento del famoso brano italiano degli anni ’80 ma non ho potuto resistere! Tornando alle origini di questo mitologico segnatempo, spostiamoci nel cuore delle Vallée de Joux, nella quiete dell’atelier Audemars Piguet, in cui nasceva nei primi anni ’70 un orologio che sembrava uscito da un sogno barocco: la referenza 5403.
Venne soprannominato “Cobra” non solo per la forma fluida e per l’estetica simile alla pelle squamata di un serpente, ma per la sua energia visiva, sensuale e minacciosa, come il pericoloso rettile che ipnotizza prima di colpire.
La cassa e il bracciale si fondono in un tutt’uno d’oro massiccio, scolpito come se fosse un tessuto vivente. Le maglie intrecciate e morbide creano un effetto visivo unico, che muta sotto la luce e avvolge il polso con la stessa eleganza aggressiva di una creatura esotica. È una fusione perfetta tra arte e ingegneria.
Ma sotto quella superficie seducente, pulsa un cuore da purista: il celebre calibro 2121, automatico ultra-sottile, derivato dal leggendario JLC 920. Con una riserva di carica di circa 40 ore e una raffinata architettura meccanica a 36 rubini, il movimento non è solo preciso, è una poesia in miniatura. Lo stesso calibro che batte nel primo Royal Oak Jumbo Ref. 5402: un “trait d’union” tra due visioni estetiche opposte eppure imparentate.
La Ref. 5403 fu prodotta in quantità estremamente limitate, prevalentemente in oro giallo e oro bianco, spesso accompagnata da quadranti blu profondo, neri lucidi o champagne, talvolta impreziositi da indici in diamanti. Alcuni esemplari vantano quadranti tropicalizzati, altri sono vere rarità con quadranti lapislazzuli o full pavé.
Ovvio, non è un orologio facile. Non si nasconde sotto un polsino, non cerca la complicità dell’orologio discreto. Il Cobra è puro statement, un atto di sfida al minimalismo, un lusso scultoreo che oggi più che mai trova nuova linfa tra i collezionisti dallo sguardo lungo. Prezzi in asta da capogiro, da 30.000 a oltre 60.000 euro, testimoniano il risveglio di un’icona dormiente.
L’essenzialità del bambù: Cartier Bamboo Coussin
Se l’Audemars Piguet Cobra è un fulmineo morso al vostro buon gusto, il Cartier Bamboo è una lenta coccola ipnotica ai vostri occhi. Nato nello stesso decennio, tra le mura eleganti di Cartier Paris, il Bamboo Coussin si distingue per una bellezza che è insieme scultorea e spirituale. Evoca l’estetica orientale senza mai cadere nella caricatura, trasformando l’umile canna di bambù in un linguaggio formale di lusso e contemplazione.
La cassa, realizzata interamente in oro 18 carati, assume la forma di un cuscino rettangolare dai bordi smussati. Ogni lato è inciso e rifinito per simulare il nodo e la texture del bambù, creando un contrasto dinamico tra ombra e luce. È un’opera di gioielleria più che un semplice orologio.
Disponibile in diverse dimensioni, dalla Small alla celebrata versione Jumbo (28.5 x 36 mm), il Bamboo raggiunge il suo apice espressivo proprio in quest’ultima incarnazione. Con meno di 250 esemplari stimati, è oggi più raro di molti Crash o Baignoire.
Al suo interno pulsa un movimento manuale, spesso il calibro 78-1 o 2512-1, semplice ma raffinato, incorniciato da un quadrante avorio con numeri romani, la classica minuteria a chemin de fer e le iconiche lancette azzurrate. Il cabochon in zaffiro sulla corona è la firma finale, un tocco regale di sensualità.
Il Bamboo non urla. Non ha bisogno di stupire. Si insinua lentamente, con grazia meditativa, conquistando chi sa leggere oltre l’ovvio. È l’orologio della maturità estetica, del gusto consapevole. E proprio per questo ha raggiunto prezzi straordinari: un Jumbo in oro bianco ha superato i 300.000 euro in asta, mentre le versioni in oro giallo orbitano stabilmente sopra i 100.000 euro.
Conclusioni
Insomma, Cobra e Bamboo non si somigliano. Uno è organico, fluido, animalico. L’altro è raffinato, spirituale, geometrico. Eppure, condividono un DNA comune: il coraggio di osare. Sono entrambi figli di un tempo in cui l’orologio era più di uno strumento: era espressione di stile, identità e ribellione.
Né sportivi né formali, né maschili né femminili in senso stretto, questi due orologi travalicano le categorie. Il Cobra incarna l’energia pulsante del glamour anni ’70, è una rockstar d’oro. Il Bamboo, invece, è l’intellettuale bohémien che indossa seta e medita sulla bellezza. Possederli oggi significa riconoscere il valore dell’anomalia, dell’artigianato audace, della bellezza che non segue mode ma le crea. Sono orologi che non si scelgono per un outfit, ma per un modo di essere.
L’orologeria d’autore non è fatta solo di complicazioni tecniche, ma di visioni. L’Audemars Piguet Ref. 5403 Cobra e il Cartier Bamboo Coussin sono visioni pure, materializzate in oro e tempo. Raccontano una storia che continua a pulsare sotto il polso, in ogni sguardo ammirato, in ogni asta dove i battiti del cuore superano quelli del martelletto.
Due capolavori. Due anime. Due eterni anni Settanta che non hanno mai smesso di catturare sguardi. Voi quale indossereste?
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