Una delle complicazioni più interessanti ed apprezzate di sempre nel mondo dell’orologeria, è senz’altro quella cronografica, che esercita un fascino particolare non solo per la sua semplicità d’utilizzo, ma anche per le molteplici applicazioni possibili, in primis nel mondo delle corse.
In questo articolo vi porteremo alla scoperta di cinque cronografi tra i più iconici di sempre, analizzandone le caratteristiche tecniche ed estetiche e ripercorrendo la storia che li ha resi così leggendari.
Il cronografo di Rolex: Daytona
Il Daytona di Rolex, ossia uno degli orologi più conosciuti ed apprezzati dagli appassionati e non, rappresenta perfettamente l’idea originaria di tool watch con cronografo nato per cronometrare i tempi in pista.
A differenza delle precedenti referenze cronografiche degli anni ’50 e ’60, ossia i cosiddetti “Pre-Daytona” con la referenza 6239, Rolex introdusse la ghiera tachimetrica esterna e adottò il calibro Valjoux 72, dotato di contatori cronografici ad ore tre e sei e i secondi continui ad ore nove.
Ciò che trovo più affascinante di questa prima referenza è la genesi del suo nome, definito solo dopo il lancio globale. Una pubblicità del 1963, in occasione della gara di endurance sul circuito di Sebring, menzionava questo nuovo modello chiamandolo “Le Mans”. In questi primi anni di produzione, infatti, il quadrante riportava unicamente, oltre al nome del marchio, la scritta “Cosmograph”.
Il nome a cui siamo abituati oggi arrivò solo qualche anno dopo, quando Rolex divenne sponsor ufficiale della 24 Ore di Daytona, decidendo di legare a questa importante sponsorizzazione l’orologio che sarebbe poi diventato un’icona nel corso degli anni.
Sebbene oggi sia considerato il modello più difficile da ottenere del catalogo Rolex – soprattutto nella versione in acciaio – la sua popolarità è cresciuta esponenzialmente solo negli anni ’80, raggiungendo l’apice con l’introduzione del modello 16520, animato dal calibro 4030 automatico derivato dallo Zenith El Primero.
Con la referenza 116520, Rolex iniziò a produrre interamente in-house il Daytona, aggiornando il movimento ma rimanendo fedele alla cassa da 40 mm e a una configurazione del quadrante molto simile alle versioni precedenti. Negli anni successivi, il Daytona fu ulteriormente aggiornato con l’introduzione della lunetta in ceramica e nel 2023 con il cambio di calibro con cui si è passati dal 4130 al 4131 dopo ben 23 anni.
Oltre al design ormai iconico, il fascino del Daytona è dovuto anche alle grandi personalità che lo hanno indossato; tra tutti spicca Paul Newman, il cui esemplare personale fu venduto all’asta da Phillips, nel 2017, per oltre 17,7 milioni di dollari.
Il cronografo di Patek Philippe: 1463 Tasti Tondi
Parliamo ora di un’altra referenza di cronografi, altrettanto iconici ma decisamente meno sportiva rispetto al Daytona: il Patek Philippe referenza 1463, conosciuto dagli appassionati con il nome di “Tasti Tondi”.
Introdotto nel 1940 e prodotto per 25 anni, questo modello fu concepito con l’obiettivo di realizzare un cronografo impermeabile. Il soprannome “Tasti Tondi” deriva dai pulsanti cronografici rotondi, zigrinati e più grandi rispetto alla media, studiati appositamente per garantire una maggiore impermeabilità rispetto ai più classici pulsanti rettangolari dell’epoca.
Si stima che siano stati prodotti soltanto 750 esemplari della referenza 1463, in gran parte in oro giallo, circa 190 in acciaio e pochissimi in oro rosa (a mio avviso, semplicemente stupendi nella configurazione con quadrante color salmone).
Nel corso degli anni, numerosi esemplari sono passati all’asta e le configurazioni più particolari – come quelle con numeri Breguet, doppia firma del concessionario o quadrante nero – raggiungono spesso quotazioni da capogiro.
Il cronografo Heuer: Monaco
Ci spostiamo ora in casa Heuer, marchio da sempre legato al mondo delle corse e quindi artefice di alcuni dei cronografi più belli di sempre.
Il più iconico, a nostro avviso, è il Monaco, presentato nel 1969 e subito divenuto celebre per la sua caratteristica cassa quadrata. Questo orologio fu uno dei primi a montare il Calibro 11, sviluppato dalla collaborazione tra Breitling, Hamilton e Heuer, dando vita ad uno dei primi calibri cronografici automatici.
Uno dei tratti più distintivi di questo movimento è la corona posizionata a sinistra, mentre i pulsanti cronografici si trovano a destra.
Oltre al calibro all’avanguardia, Heuer, per differenziare la nuova collezione dalle già affermate Carrera e Autavia, affidò a Erwin Piquerez la progettazione di una cassa in grado di garantire l’impermeabilità: così nacque la referenza 1133B, presentata proprio nel 1969.
A rendere l’orologio un vero mito fu la sua comparsa nel film “Le Mans”, al polso di Steve McQueen. Inizialmente, il pilota di Formula 1 Jo Siffert – amico di McQueen e consulente per la produzione – gli aveva suggerito di utilizzare l’Autavia, ma l’attore preferì il Monaco, contribuendo a farlo entrare nella leggenda.
In occasione delle aste di New York tenutesi all’inizio del mese, proprio il Monaco di Steve McQueen è stato venduto da Sotheby’s, raggiungendo l’importante risultato di 1,4 milioni di dollari (circa 1.380.000 euro)
Nel corso degli anni, il Monaco ha subito piccole modifiche e si è declinato in numerose edizioni, lasciando un segno profondo nel mondo dell’orologeria. Il suo design originale, unito alla storia che lo circonda, lo ha reso uno dei cronografi più iconici di sempre.
Il cronografo di Omega: Speedmaster
Anche l’Omega Speedmaster non avrebbe bisogno di presentazioni, essendo diventato il simbolo dell’esplorazione spaziale e lunare grazie alla sua presenza al polso dell’equipaggio dell’Apollo 11.
La storia dello Speedmaster inizia diversi anni prima dell’allunaggio, nel 1957. Tuttavia, fu soltanto in seguito alla richiesta della NASA nel 1964, che necessitava di orologi capaci di resistere alle dure condizioni dello spazio, che lo Speedmaster fu ufficialmente designato come orologio per gli astronauti.
Nel 1969, l’Omega Speedmaster entrò definitivamente nella storia, indossato da Neil Armstrong, Edwin “Buzz” Aldrin e Michael Collins durante la missione Apollo 11. Si racconta che Armstrong, una volta sulla Luna, lasciò il suo Speedmaster nella capsula come riserva per l’orologio di bordo malfunzionante.
Per distinguere i modelli antecedenti al 1964 da quelli successivi, è sufficiente osservare la scritta “Professional” sul quadrante, che indica sia la nuova cassa da 42 mm più robusta, che i rigorosi test a cui l’orologio fu sottoposto per l’utilizzo nello spazio.
Ancora oggi, il design dello Speedmaster è rimasto in gran parte fedele all’originale; nel corso degli anni, però, sono state introdotte numerose varianti per materiali e quadranti, consentendo a ogni appassionato di trovare la versione più adatta ai propri gusti.
Il cronografo di Zenith: El Primero
In occasione del centesimo anniversario del marchio, Zenith progettò, nel 1965, la realizzazione del primo calibro cronografico a carica automatica. L’obiettivo non era solo quello di colmare un vuoto nell’orologeria dell’epoca, ma anche di rispondere alla crescente domanda di orologi automatici emersa a partire dalla metà degli anni ’50.
Nel corso del progetto, le caratteristiche del movimento evolsero fino alla decisione di portare la frequenza a 36.000 alternanze all’ora, in linea con gli esperimenti che altri marchi stavano conducendo in quegli stessi anni.
La scadenza del 1965 non fu rispettata, poiché Zenith dirottò molte risorse sulla ricerca nel campo del quarzo. Tuttavia, il progetto tornò al centro dell’attenzione due anni dopo, quando iniziarono a circolare voci sul Calibro 11 sviluppato dalla joint venture tra Hamilton, Heuer e Breitling.
Il nuovo calibro Zenith fu ufficialmente lanciato il 10 gennaio del 1969 e montato su tre diverse referenze – A384, A385 e A386 – che con il tempo sarebbero diventate oggetto del desiderio di molti appassionati. Sta a voi decidere se aggiungerne una (o più) alla vostra collezione.
Conclusione
Con questo articolo speriamo di avervi fatto viaggiare tra i modelli cronografici che più hanno segnato lo scorso secolo e l’orologeria in generale, portando innovazione ed essendo stati indossati da grandi uomini e donne durante imprese storiche.
Ora a voi l’ardua sentenza, qual’è secondo voi il cronografo più iconico di sempre?
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