Ben ritrovati sul nostro magazine, cari amici di IWS! Oggi sono qui a raccontarvi una storia, anzi “la storia” di un pezzo di tessuto diventato un’icona del design contemporaneo, un lampo di genio in un triste periodo che ha segnato la storia, una trovata avvenuta in un ambito alquanto “insolito”, ovvero fuori da qualsiasi laboratorio orologiero, dove lavorano quei pazzi ingegneri dell’orologeria che progettano, sperimentano e costruiscono!
Come si può definire la parola design? Possiamo spiegarla con la seguente definizione: “ottenere il massimo risultato con il minimo impiego di energie”. Questo caso è un esempio lapalissiano di design.
Coloro che hanno creato ciò, non indossavano camici bianchi e guanti in lattice, ma mimetiche e anfibi. Insomma, avrete sicuramente capito che stiamo parlando del famoso cinturino NATO. Ebbene, oggi ci imbatteremo in una storia alquanto interessante, come fossimo in procinto di addentrarci all’interno di un bosco ostile, con la faccia dipinta di verde, anfibi stretti e fucile imbracciato, a caccia di informazioni, indizi, date e codici segreti.
Ecco, l’immaginario deve essere questo!
Le origini
Premetto che questo sarà un racconto un pò fumoso, ricostruito attraverso testimonianze, foto e ovviamente orologi ritrovati mentre la storia ufficialmente documentata, rimanda la nascita di questo cinturino al lontano 1973!
Ma facciamo un bel salto indietro nel tempo, fermandoci ai primi anni ’40 mentre imperversa la seconda guerra mondiale. Siamo in Europa e mentre si combatte, si da il via alle prime prove tecniche e addestramenti per istituire i primi corpi speciali anfibi, che dovranno operare nell’ombra e che avranno il compito di portarsi furtivamente oltre le linee nemiche, così da poter piazzare cariche di esplosivo alle prue delle navi, al fine di affondarle e dunque indebolire il nemico.
Famosi furono i “Frogmen” (termine coniato dall’esercito britannico), che portavano al proprio polso i primi orologi subaquei come il Milsub (MIL-itary SUB-mariner), non muniti di un cinturino in pelle o un bracciale in acciaio, bensì di un particolare tessuto elastico e molto resistente, utilizzato anche nei paracadute dell’epoca.
Siamo quasi al termine dell’evento bellico, quando l’esercito americano viene dotato di orologi da polso come il famigerato Hamilton Khaki o il Bulova A-11 Avigation, e indovinate dotato di quale famoso cinturino? Il NATO direte voi! Ottimo, avete indovinato, ma ancora non ha questo nome, bensì aveva un codice con il quale veniva chiamato, ovvero, veniva designato con 6B/2617. Possiamo dire che lo stile e la modalità di produzione era la medesima, unico pezzo di tessuto, termosaldato e con fibiette in metallo.
Arriviamo al 1954 quando, il Ministero della Difesa britannico, decide di equipaggiare i polsi delle sue truppe con un IWC Mk11 “Navigator” (chiamato anche Pilot Watch), ovviamente con cinturino 6B/2617.
In seguito, il cinturino 6B/2617 viene sostituito con un nuovo modello, designato con il nome A.F.0210. Questa nuova tipologia di cinturino è costituita da un differente tessuto, più resistente, poichè doveva essere impiegato nella giungla.
Prima di arrivare alla nascita del nostro amato cinturino NATO, non possiamo non citare il cinturino denominato VB Hygienique! Di fattura simile a quella del NATO, è realizzato con cotone trattato e senza le fibiette in ottone, che avrebbero dovuto trattenere la linguetta del cinturino. I dettagli che lo differenziano dai modelli precedenti e dal classico NATO sono le finiture, ovvero presenta cuciture ai bordi e non la classica termosaldatura. Inoltre, non passa attraverso le anse, coprendo il fondello, bensì è ancorato ad esse.
Siamo nel 1973, in piena guerra fredda, quando il Ministero della Difesa britannico, decide di impiegare un nuovo tipo di cinturino per gli orologi che dovevano indossare le truppe, ovvero il G-10. Ovviamente non è stato il primo del suo genere, ma il primo ad essere ufficialmente documentato. La prima versione del G-10, era in colorazione “Grey Admiral“, in nylon con fibiette in ottone.
Penserete certamente che il nome “NATO”, abbia qualcosa a che vedere con il Trattato del Nord Atlantico, stretto tra i vari paesi membri dell’alleanza, ma non è proprio così! In realtà, il nome “NATO” deriva dal codice alfanumerico utilizzato nel Ministero della Difesa britannico per identificare tutti gli articoli materiali standardizzati di fornitura, e dunque ad una casualità dovuta all’acronimo NSN, ovvero Nato Stock Number (Numero Unico di Codificazione NATO Assegnato).
Il design
Abbiamo detto che il suo nome in codice all’interno delle forze armate britanniche era G-10, questo perchè i soldati dovevano compilare un modulo chiamato G-1098 (in seguito abbreviato in G-10) e dunque tale modulo dava loro il diritto di ricevere il cinturino e di impiegarlo sul proprio segnatempo.
Ricavato da un unico pezzo di tessuto di nylon grigio, ha una larghezza di 20mm e una lunghezza di 280mm. Con le fibiette in ottone cromato, esso aveva l’obiettivo di essere indistruttibile, di assorbire e trattenere liquidi (acqua, sudore, sangue ecc.), di essere repellente contro la sabbia e la terra, di non riflettere la luce del sole e di assicurare una doppia sicurezza con la possibilità di essere allungato all’occorrenza, nel caso si dovesse indossare una muta da sub. Molti soldati lo utilizzavano anche sul polsino della propria divisa, insomma, imitando inconsapevolmente l’inequivocabile stile dell’Avvocato!
Conclusioni
Insomma, è abbastanza evidente che il cinturino NATO fosse destinato solamente a rifornire le truppe, dunque al solo uso tecnico, ma con il passare del tempo, data la sua elevata funzionalità e dato il suo costo irrisorio, si è cominciato ad utilizzarlo anche in ambito civile. Si è diffuso in fretta in tutto il mondo, in varie tonalità, così da poter essere abbinato a qualsiasi orologio da polso, per essere utilizzato in qualsiasi stagione, in qualsiasi ambito e per qualsiasi scopo, anche andare sulla luna!
Il cinturino NATO non solo ha rivoluzionato il mondo dell’orologeria, ma ha anche lanciato diverse mode, come quella del vintage e degli indumenti militari di seconda mano, un trend che persiste da oltre 30 anni. Molte persone indossano giacche mimetiche, camicie verde oliva, cinture in nylon, occhiali da sole “aviator” e anfibi neri. Insomma, questo stile ha avvicinato le masse al mondo militare, ma non in senso bellico. Al contrario, ha reso questa estetica un banco di prova per l’innovazione tecnica e stilistica; ad esempio, molte uniformi militari sono state rivisitate con simboli di pace, fiori e ornamenti vari, cuciti sulla parte posteriore.
Curiosità
Il cinturino NATO fa la sua prima comparsa sul grande schermo nel 1963 al polso di Sean Connery, interpretando l’agente segreto 007 al servizio di sua maestà, nel film “Goldfinger“. Abbiamo detto che il cinturino in questione viene documentato ufficialmente solo 10 anni dopo la sua comparsa nel suddetto film. Ma come mai?
Dunque, si ritiene che fosse un tentativo di imitazione dei famosi “Frogmen” della Royal Navy, poichè in una scena del film, l’agente segreto 007, doveva indossare una muta da sub e quindi il Rolex Submariner 6538 che aveva al polso era dotato di un cinturino in acciaio, impossibile da allargare e da indossare sopra la muta. Ebbene, ecco il lampo di genio di un uomo che faceva parte del cast! L’idea era di scambiare il cinturino in acciaio del Rolex Submariner con il suo (probabilmente era un orologio utilizzato precedentemente nelle forze armate, di conseguenza dotato di cinturino “NATO”).

Dunque, si è scelto poi di continuare ad utilizzare il cinturino NATO per le scene successive del film; infatti, se diamo un’occhiata più attenta al film, James Bond indossa il Rolex Submariner con cinturino NATO anche con un abito elegante come il tuxedo bianco, ornato da una rosa rossa nell’occhiello. Abbinarlo su tutto? Assolutamente si!
Non dimentichiamo un altro James Bond che ha indossato per la seconda volta un cinturino NATO! Stiamo parlando dell’elegantissimo Daniel Craig, che indossa un Omega Seamaster 300 SPECTRE Limited Edition (con sfera dei secondi Lollipop), nell’omonimo film 007 SPECTRE.
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