«Non ho mai voluto avere un cane, un bastone o una chitarra. Sono tre cose che significano essere ciechi e impotenti.»
Ray Charles
Figura cardine, che attraversa l’intera epopea della musica nera e ancora non smette di essere citato, omaggiato, emulato, Ray Charles Robinson – l’uomo che si accorciò il nome per non essere scambiato con il leggendario pugile “Sugar Ray”, prevedendo in realtà di superarne di gran lunga la fama – ha l’immenso merito di aver contribuito più di tutti a ridisegnare il linguaggio del R&B.
Mescolò jazz, blues, R&B e gospel in un pionieristico “dolce stil novo”, che sboccerà con il nome di soul music.
Secondo la rivista Time «aveva la voce graffiante di un uomo con in gola il cuore spezzato». Nato ad Albany, in Georgia, Ray Charles, ebbe un’infanzia povera e terribilmente triste, con gli occhi che all’età di cinque anni iniziano a smarrire i colori fino a renderlo totalmente cieco solo due anni dopo, pare a causa di un glaucoma.
Questo non gli impedì di diventare straordinariamente abile con il pianoforte già all’età di 3 anni, frequentando una scuola per non vedenti, dove apprese il braille.
Una volta uscito si trasferì a Seattle. Qui, a soli 15 anni, mise insieme una band e cominciò a esibirsi nei locali, sempre con uno spartito musicale a scorrergli ininterrottamente tra le sinapsi.
Nel 1963, all’apice della carriera, ricevette in dono, si pensa dal produttore Norman Graze, fondatore dell’etichetta discografica Verve e appassionato di segnatempo, un orologio unico.
Il figlio Ray Jr. in un’intervista ha raccontato: «Erano legatissimi, per papà quell’oggetto così speciale rappresentava la testimonianza perfetta della loro collaborazione».
Anche Werner Sonn, ex presidente di Patek Philippe USA, raccontò di aver contribuito, negli anni ’60, all’ideazione di un orologio braille in platino per Ray Charles
Ma che cos’è un orologio braille?
Il Braille è un insieme di punti che in diverse combinazioni vengono utilizzati per replicare lettere, numeri e simboli. Il sistema è stato inventato da Louis Braille nel 1821, come mezzo per aprire la porta alla lettura per i non vedenti.
Partendo dai libri, fra le prime cose ad essere stampate in Braille, si è subito compresa la necessità di applicare il sistema ad altri oggetti del quotidiano, di cui i non vedenti potessero aver bisogno.
Uno di questi è certamente l’orologio.
Per soddisfare questo bisogno, gli orologiai iniziarono a creare orologi da tasca con il Braille, cui caratteristica fondamentale doveva essere il quadrante aperto, al posto di una tradizionale copertura in vetro.
Non solo era importante che la persona che ne utilizzava uno sentisse i numeri Braille, ma doveva anche essere in grado di sentire al tatto le lancette in relazione ai numeri, per poter leggere l’ora.
Tuttavia, un orologio con quadrante aperto potrebbe essere problematico. Il tempo potrebbe facilmente diventare impreciso o si potrebbero avere problemi più gravi al meccanismo se le lancette dovessero impigliarsi o venire a contatto con polvere e altro.
Per rimediare a questo, gli orologiai hanno aggiunto un coperchio di vetro sollevabile, in modo che le lancette dell’orologio braille siano protette quando l’orologio non viene utilizzato per leggere l’ora.
Oggi una grande varietà di aziende offre l’orologio Braille, in diverse dimensioni e stili, alcuni dei quali possono essere non solo letti, ma anche ascoltati, disponendo di una funzione “parlante”; questi hanno risposte vocali che indicano l’ora, il che può essere utile se una persona non ha il tempo di armeggiare con il quadrante dell’orologio per leggerne l’ora.
Il Patek Philippe Ref. 3482
Ma adesso, dopo questo preambolo doveroso, arriviamo a noi.
Purtroppo, non ci sono foto dell’orologio di cui parliamo quindi dobbiamo solo affidarci al ricordo e alla ricostruzione attraverso disegni.
Il Patek Philippe realizzato per Ray Charles era straordinario, cassa in platino, quadrante rotondo con diamanti che “davano il tempo” sotto le dita, cuvette incernierata e incastonata di 40 brillanti.
Nonostante l’orologio sia andato perduto, i disegni custoditi negli archivi Patek Philippe danno un’idea di come si presentava.
Patek Philippe non aveva mai realizzato un orologio braille prima di allora. Dato che le lancette dovevano poter sopportare la pressione del tocco delle dita, per alimentare quell’esclusiva Ref. 3482 fu utilizzato il movimento di un orologio da tasca dotato di una potente molla del bariletto, e un quadrante di 37 mm che garantiva la leggibilità dei caratteri braille.
Ray Charles non si separava mai dall’orologio, e decise di sostituire il cinturino originale in pelle con un bracciale in platino perché, come tanti musicisti, suonando sudava molto.
«Quell’orologio in platino risaltava magnificamente sulla sua pelle e a parte dei gemelli con diamanti non l’ho mai visto portare altro»
Ray Jr.
Ma a essere unico era tutto lo stile di Ray Charles, amante degli abiti eleganti su misura impreziositi sempre dai gemelli, che accompagnavano il suo immancabile Patek Philippe.
Il musicista era affascinato dagli oggetti meccanici, Ray Jr. racconta: «Il tempo era fondamentale per mio padre, perché non poteva cogliere visivamente l’evoluzione della giornata. Almeno una volta l’ora apriva l’orologio picchiettandoci sopra col dito, poi tastava delicatamente il quadrante, se lo portava all’orecchio e sorrideva al fruscio degli ingranaggi interni e al loro ticchettio ritmico. Bastava quel suono a renderlo felice».
Ray Charles morì il 10 giugno 2004 per le complicanze di una malattia al fegato, all’età di 73 anni, oggi riposa nel Cimitero Parco di Inglewood, California.
Purtroppo l’orologio è andato perduto, anche se Ray Jr. non si rassegna, e alla domanda Cosa farebbe, se lo ritrovasse? Sorridendo rispose. «Be’, lo aprirei picchiettando leggermente sul coperchio e tasterei il quadrante, quindi me lo porterei all’orecchio e ne ascolterei il ticchettio».
Autore: Andrea Muratore