L’Era del Quarzo: Quando La Crisi Si è Trasformata In Opportunità

DATA
26 Giugno 2024
CONDIVIDI SU
Facebook
WhatsApp

tabella dei contenuti

Ben ritrovati cari amici di IWS. Oggi vi racconterò di un momento nella storia dell’orologeria in cui è avvenuta una svolta tecnologica che ha rivoluzionato il mercato dei segnatempo, colpendo per la maggiore le maison svizzere, che producevano movimenti meccanici.

Stiamo parlando della famigerata “crisi del quarzo”, che prende piede nei primi anni ’70, in seguito all’adozione dell’oscillatore al quarzo (un minerale), che regala agli orologi precisione e autonomia prolungata.

Ma prima di arrivare all’introduzione del primo orologio al quarzo che ha scosso l’industria orologiera, facciamo un salto indietro nel tempo, fino agli anni ’50.

Come funziona il movimento al quarzo

Un orologio al quarzo funziona attraverso un circuito elettronico o elettromagnetico, generalmente alimentato da una batteria; esso utilizza un oscillatore piezoelettrico composto da un risuonatore al quarzo (cristallo).

Esempio movimento al quarzo. Credits: Bonaldi

Il circuito elettronico fa vibrare il cristallo che produce oscillazioni uniformi che determinano una frequenza di 32.768 Hz. Tale funzione in un orologio a carica manuale è assolta dal bilanciere e, per darvi un’idea, a quel tempo poteva contare su una frequenza massima di 2Hz. Una differenza notevole in termini di precisione se si pensa che un orologio al quarzo perde appena 0.5 secondi al giorno, mentre un orologio a carica manuale tra i più precisi può perdere anche 6 secondi.

Interno barilotto del quarzo.

La corsa all’innovazione

Sono gli anni ’50 quando si comincia a sperimentare un modo alternativo per alimentare l’orologio da polso e il marchio americano Bulova, avendo a Bienne (Svizzera) un’officina in cui produce componenti, inizia a lavorare su una tecnologia che permette di allungare l’autonomia del segnatempo, scoprendo che ne giova anche la precisione.

È l’inventore orologiaio Max Hetzel a tirar fuori dal cappello magico un coniglio! Dopo aver assunto la direzione del programma Accutron (acronimo di Accuracy Through Electronic), egli crea il Bulova Accutron Spaceview, caratterizzato da un movimento al diapason miniaturizzato mosso elettronicamente, ad una frequenza di 360 Hz. Questo orologio segnava l’ora con una precisione di più o meno due secondi al giorno o di un minuto al mese.

Bulova Accutron Spaceview. Credits: Collector Square

L’Accutron, a differenza di qualsiasi altro orologio, non aveva la tradizionale molla a spirale del bilanciere e il meccanismo di scappamento che ticchettava.

Nel mentre, un’altra azienda americana, la Hamilton Watch Company, stava sviluppando un orologio dal movimento elettromeccanico, con l’ausilio di una piccola batteria prodotta dall’azienda partner del progetto, ovvero la National Carbon Company (oggi Energizer).

Hamilton Ventura. Credits: Hamilton Watches

Introdotto sul mercato nel 1957, conquistò fin da subito il cuore della clientela grazie anche al cantante Elvis Presley, commercializzando 11.500 esemplari nel giro di pochi mesi. Grazie alla sua cassa particolare a forma di triangolo, disegnata da Richard Arbib, in linea con lo stile “streamline” in voga negli USA a quei tempi, trasmetteva un certo senso di futurismo, demolendo i classici stilemi degli orologi da polso.

Montava un movimento elettromeccanico H500 che, fin dall’introduzione, causava alcuni guasti durante l’utilizzo, poi risolti nel 1961 con l’introduzione del meccanismo H505.

Siamo alla fine degli anni ’50, quando la casa giapponese Seiko riesce ad imporsi sul mercato orologiero e dunque, decide di impiegare tutte le sue risorse ed energie per sviluppare un segnatempo che primeggi nella precisione; ovviamente, si decide di puntare tutto sulla nuova tecnologia, il quarzo.

Essa mette a punto il primo prototipo di orologio a batteria, chiamato “Project 59A”, l’antenato di tutti i movimenti al quarzo del brand giapponese.

Pubblicità per il lancio del Seiko Quartz Astron. Credits: RBK

Nel Natale del 1969, viene commercializzato il primo orologio al quarzo della storia: il Seiko Quartz Astron 35SQ. Il presidente di Seiko, Shoji Hattori, decide che il primo orologio al quarzo dovrà avere questo nome, ovvero Astron, poiché in linea con l’innovazione tecnologica che stava avvenendo per la corsa allo spazio, che in quegli anni, aveva raggiunto il suo apice.

Seiko Quartz Astron 35SQ. Credits: Seiko Epson Corporation

Il 5 gennaio del 1970 il Quartz Astron appare sul New York Times con il titolo: “Precisione accentuata grazie a un dispositivo di cristallo in un orologio giapponese”. Inizia così il periodo conosciuto come “Crisi del quarzo”, che colpisce duramente l’industria orologiera specialmente quella svizzera.

Articolo sul New York Times. Credits: The Seiko Guy

Mentre Seiko si accaparra una sostanziosa fetta di mercato con l’introduzione del suo nuovo orologio al quarzo, in occidente la Hamilton Watch Company non rimane certamente a guardare. Così decide di rispondere, sviluppando un orologio innovativo, prendendo il concetto di “futurismo” che ha ispirato l’Hamilton Ventura e portandolo ad un livello superiore.

Sbalordisce tutti, introducendo sul mercato l’Hamilton Pulsar, creato dalla sezione tecnologica della casa orologiera, la Time Computer Inc.. Un orologio così, fino agli anni ’70, non si è mai visto: robusto, cassa rettangolare in acciaio, bracciale anch’esso in acciaio integrato alla cassa e al posto del quadrante, un piccolo schermo. Esatto, un piccolo schermo che indica l’ora, non in maniera analogica, bensì digitalmente tramite una tecnologia a led (dot led). Insomma sembra saltato fuori da un film di fantascienza!

Pubblicità per il lancio del nuovo Hamilton Pulsar.

Le funzioni del modulo sono semplicemente l’indicazione dell’ora in schermata principale (ore, minuti) e l’indicazione dei secondi (che apparivano tenendo premuto l’unico pulsante presente sulla cassa).

Hamilton Pulsar. Credits: Watch Insanity

In tutto questo sfidarsi, con la creazione di segnatempo tecnologicamente avanzati, le maison svizzere rimangono a guardare impotenti, il successo di cui stavano godendo le aziende orologiere di oriente e occidente.

Insomma, la manifattura elvetica era in crisi e si stima che tra il 1970 e il 1983, il numero di aziende orologiere in Svizzera passa da 1600 a 600, mentre il numero di lavoratori del settore scende da 90.000 a 28.000.

Alcuni anni dopo il lancio dell’Hamilton Pulsar, precisamente nel 1976, la Bulova non ci sta, e decide di lanciare il suo “computer da polso” con la complicazione di doppio fuso orario, il Bulova Computron.

Il Bulova Computron.

Possiamo certamente dire che è un orologio dal design inusuale, che lascia trasparire un alone di mistero quando è spento e proprio come un computer, non ama l’acqua (non è minimamente impermeabile).

Lo “Swiss Made” contro la crisi del quarzo

Durante i primi anni ’70 in Europa, la maison svizzera Rolex non rimane a guardare, e cosciente del proprio prestigio mondiale, presenta il suo primo orologio al quarzo, modello Date (ref.5100), famoso con il soprannome di “Texano”, non dispone stavolta di una cassa Oyster; con il nuovo movimento Beta 21, il movimento svizzero non appartenente a Rolex, la casa ginevrina ne venderà soltanto un migliaio di unità.

Rolex Date ref.5100 “Texano”

Nel 1977 finalmente, Rolex presenta i suoi primi movimenti al quarzo di manifattura chiamati Oysterquartz, ovvero, il 5035 per il Datejust e il 5055 per il Day-Date.

Rolex Datejust Oysterquartz con movimento 5035.

Nel frattempo, Universal Genève spiazza tutti, presentando il primo orologio con il movimento al quarzo più sottile al mondo, facendo sussultare i giapponesi. E’ abbastanza chiaro, lo “Swiss Made” sta tornando, più forte di prima!

Universal Genève Uniquartz.

Questo segnatempo, utilizza lo stesso movimento al quarzo del Rolex “Texano”, ovvero il mitico Beta 21, frutto della collaborazione tra Patek Philippe, Rolex, Omega e appunto Universal Genève.

Siamo agli inizi degli anni ’80 e si comincia a respirare in Svizzera, un’aria di rinnovamento grazie alla geniale intuizione di Ernst Thomke e Nicolas Hayek che decidono di riunire i fornitori, fondando la ETA S.A. e battendo il record ottenuto da Universal Genève, creando un orologio ancora più sottile, il Délirium.

Articolo sul Délirium di ETA S.A. Credits: Watch Grail

Sono passati alcuni mesi dal lancio del Délirium e Ernst Thomke, persiste nella sua idea di voler creare un orologio al quarzo, dai bassi costi produttivi e rapido da produrre. Decide di puntare tutto su questo nuovo concetto, così, non disponendo di fondi necessari, presenta il nuovo progetto a Nicolas Hayek che lo finanzia.

Nel 1983, vede la luce il brand Swatch e il 1° Marzo dello stesso anno, presentano a Zurigo, una collezione di 12 modelli, ad un prezzo che si aggira intorno ai 50 franchi svizzeri.

Gli Swatch presentati a Zurigo nel 1983.

Il focus dell’azienda elvetica, è quello di risollevare le sorti dello “swiss made”, dopo l’avvento del quarzo e la crescita smisurata delle aziende orologiere giapponesi e americane; la campagna pubblicitaria è aggressiva, il prezzo degli orologi proposti è contenuto, dunque tutto gioca a favore delle vendite.

Effettivamente nei primi tre anni si contano più di 20 milioni di pezzi venduti, ma è nel 1991 che si tocca il record dei record, ovvero 100 milioni di Swatch venduti. E’ subito Swatch mania!

Ad oggi, la Swatch continua a produrre orologi dal basso costo di produzione, tenendo ancora alti i numeri delle vendite e vantando collaborazioni con numerosi brand e artisti come Keith Haring, Omega, Blancpain.

Una delle ultime collaborazioni di Swatch: Blancpain x Swatch Scuba Fifty Fathoms. Credits: Swatch

Considerazioni finali

L’industria orologiera elvetica ha vissuto i suoi anni d’oro durante la seconda guerra mondiale, perché grazie alla sua neutralità nel conflitto mondiale, ha avuto la possibilità di monopolizzare l’intero mercato dei segnatempo, ma i tempi cambiano e la tecnologia avanza.

Col tempo, quasi tutte le case orologiere si sono dovute adattare a questa innovazione, che il mercato esigeva, infatti, anche le maison più blasonate come Rolex, Patek Philippe, Audemars Piguet e molte altre, hanno introdotto nei loro cataloghi, orologi con movimento al quarzo, trasformando la crisi in opportunità.

Per quanto possa sembrare senza anima, freddo e distaccato, bisogna ammettere che un movimento al quarzo è preciso e affidabile, al contrario dei movimenti meccanici che peccano un pò su entrambe le caratteristiche, anche se, li possiamo reputare dei meccanismi che vivono con chi li indossa.

Il mondo degli appassionati dell’orologeria è da sempre diviso in due fazioni: il team meccanico e il team al quarzo. Tu, di quale team fai parte?


Visita il nostro canale Youtube per vivere il meglio del mondo dell’orologeria in prima persona.

Per tutti gli aggiornamenti in tempo reale seguici su Instagram.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

logo iws sito 1
 

REGISTRATI
PER RIMANERE
AGGIORNATO SU
TUTTE LE NOVITà

REGISTRATI IN 60 SECONDI →

ti potrebbe interessare

GUIDE ED
APPROFONDIMENTI

COMPLICAZIONI
E DETTAGLI

@2023 – Italian Watch Spotter. All Rights Reserved. IWS Group S.r.l., Viale dei Lidi 433, 96100, Siracusa (SR) | P.IVA: 02072260892