Se siete appassionati di orologeria, vi sarà sicuramente capitato di vedere in vendita, presso qualche importante commerciante o nei cataloghi delle più rinomate case d’asta, simboli insoliti sui quadranti dei marchi più conosciuti.
Uno dei più noti è senz’altro lo stemma del Khanjar, caratterizzato da un pugnale ricurvo su una cintura, sovrapposto a due spade incrociate. Questo simbolo fu utilizzato fin dai primissimi anni dell’Oman come nazione moderna, a partire dal 1970, e racconta la storia del legame tra le più importanti manifatture svizzere e il monarca più longevo del Medio Oriente, il defunto Sultano Qaboos bin Said al Said, scomparso nel 2020 dopo aver visto la propria nazione imporsi a livello internazionale.
In questo articolo scopriremo la storia degli orologi che presentano questo simbolo, analizzando nel dettaglio il mercato degli esemplari Rolex con queste singolari caratteristiche.
Storia del simbolo Khanjar nell’orologeria
Per comprendere appieno il perché di questi orologi con il simbolo Khanjar, è opportuno fare un passo indietro nella vita del Sultano. Da giovane, egli frequentò una scuola privata a Bury St Edmunds, in Inghilterra, per poi proseguire la sua formazione alla Royal Military Academy di Sandhurst.
Le sue esperienze nel Regno Unito gli permisero di stringere numerose amicizie; una in particolare, quella con Tim Landon, lo accompagnò per tutta la vita. Sir Landon non solo aiutò il Sultano nello sviluppo dell’Oman, ma lo introdusse anche nel mondo del collezionismo d’arte in generale e, più nello specifico, di gioielli e orologi, presentandogli John Asprey, proprietario di una delle più importanti gioiellerie di Londra.
Asprey intratteneva già da tempo stretti legami con le famiglie reali di tutta Europa e fu fondamentale non solo come intermediario tra il Sultano e i più importanti marchi svizzeri, ma anche nell’ispirare Qaboos a posizionare il simbolo dell’Oman sui quadranti dei segnatempo che avrebbe acquistato non solo per sé, ma anche per donarli. In tal modo, promuoveva il giovane Paese presso le numerose figure che ne avrebbero sostenuto lo sviluppo.
Tra coloro che ricevettero questi preziosi segnatempo figurarono consiglieri, alte cariche di altri Paesi, ma anche camerieri di ristoranti in cui il Sultano si era trovato particolarmente bene. Qualche anno fa, in occasione di un’importante asta, mi fu raccontata la storia di un Daytona a quattro cifre con il simbolo Khanjar, donato a una squadra di italiani appositamente chiamati per installare la nuova piscina del palazzo reale. Tornato in Italia, l’orologio fu poi utilizzato nella quotidianità, riportando alcuni segni sul quadrante causati da infiltrazioni d’acqua nella cassa.
Uno degli aspetti più intriganti su come e da chi vennero applicati questi simboli sul quadrante ha come protagonista John Asprey, che, come abbiamo visto, divenne una figura molto vicina al Sultano.
Asprey, infatti, intratteneva stretti rapporti con diversi marchi svizzeri in un’epoca in cui il collezionismo di orologi non era ancora così diffuso; di conseguenza, le richieste dei clienti più facoltosi risultavano molto più semplici da soddisfare rispetto ad oggi.
Era proprio Asprey a ricevere gli orologi dalle case produttrici e, su richiesta del Sultano e previa autorizzazione dei singoli marchi, applicare il logo tramite la tecnica del décalque. Quest’ultima è un metodo di stampa che consente di trasferire un disegno inciso su una lastra di metallo al quadrante, utilizzando un tampone in silicone o in gelatina.
Si possono distinguere due tipi di quadranti sui quali il simbolo veniva apposto. I primi erano quelli di normale produzione, su cui Asprey si limitava a stampare il logo dove c’era spazio sufficiente. Il secondo tipo, invece, era realizzato appositamente dal marchio con un’area riservata all’emblema del Khanjar: questa variante è decisamente più rara e, in alcuni modelli Rolex, prevede la scomparsa parziale o totale delle scritte – inclusa la firma del marchio. È il caso di alcuni Daytona, oggi particolarmente ricercati sul mercato.
L’idea che Rolex potesse eliminare del tutto il proprio nome dal quadrante, per fare spazio a un altro simbolo, al giorno d’oggi appare impensabile, ma dà un’idea dell’influenza che il Sultano esercitava all’epoca. Inoltre, su alcuni esemplari si può trovare la firma Asprey (talvolta anche in corsivo) incisa sul fondello, a testimonianza del ruolo svolto nella creazione di questi pezzi. Tale dettaglio, di norma, ne aumenta ulteriormente il valore.
In alcuni casi, tuttavia, i marchi stessi erano coinvolti nell’applicazione del Khanjar, anche se si trattava di eccezioni. Per esempio, a un certo punto Rolex iniziò a occuparsi personalmente dell’applicazione dello stemma, dopo aver ricevuto l’approvazione del Sultano.
Oltre ad Asprey, nel corso degli anni anche altri due rivenditori dell’Oman, Khimji Ramdas e Al Qurum Jewellery, hanno ottenuto il permesso governativo per stampare il logo sui quadranti, diventando così fornitori del Sultano. Il primo si occupava principalmente di Rolex, ma anche di Cartier e IWC, mentre il secondo trattava tutti gli altri marchi, inclusi Patek Philippe.
A causa dei numerosi ordini effettuati dal Sultano, è spesso difficile ricostruire appieno la storia di ogni singolo esemplare. Non di rado, infatti, gli orologi venivano messi da parte per lunghi periodi prima di essere consegnati, specialmente quelli in metallo prezioso, riservati a persone e occasioni di particolare rilievo.
Oltre all’emblema su cui ci siamo soffermati, esistono due ulteriori varianti legate all’Oman. La prima presenta l’aggiunta di una corona sulla sommità del logo e rappresenta l’emblema personale del Sultano, differenziandosi così dal simbolo ufficiale della nazione. La seconda, invece, appartiene alle forze di polizia dell’Oman: in questo caso, il Khanjar tradizionale è sormontato da una corona e circondato da una ghirlanda. Tale variante è estremamente rara, poiché veniva concessa soltanto ai membri in servizio nelle forze di polizia.
A partire dagli anni 2000 i marchi smisero di stampare sui quadranti il logo Khanjar e si iniziò invece a incidere il fondello con questo logo. Questo cambiamento senz’altro fa perdere a questi orologi parte del loro fascino, ma risultano comunque molto apprezzati, con cifre sul mercato del secondo polso che possono anche essere il doppio rispetto ad orologi senza questa caratteristica distintiva.
Mercato dei Rolex Khanjar
Volendo analizzare nel dettaglio il mercato e la domanda di questi esemplari, ritengo sia opportuno guardare indietro e studiare i prezzi del passato. In particolare, notiamo che i pochi esemplari apparsi sul mercato fino al 2010 non erano particolarmente apprezzati; anzi, erano considerati di minor valore e venivano venduti a prezzi inferiori rispetto ai corrispettivi privi del logo Khanjar. Spesso il quadrante veniva persino sostituito dopo l’acquisto, facendo così perdere all’orologio proprio quel fascino distintivo.
Per quanto oggi possa sembrare impensabile, è esattamente ciò che accadde anche ai modelli Milsub, oggi ricercatissimi dai collezionisti, ma a lungo considerati ben poco attraenti dai commercianti e dagli stessi utilizzatori. A partire da circa dieci anni fa, i principali collezionisti hanno gradualmente scoperto questi pezzi e, di conseguenza, i prezzi e i risultati delle maggiori case d’asta hanno confermato un interesse in costante crescita.
Come abbiamo visto, nel corso del tempo questi orologi hanno presentato diverse varianti, e di conseguenza i prezzi variano notevolmente da esemplare a esemplare. Con riferimento a Rolex, a dominare la scena sono ovviamente i modelli Daytona, specialmente quelli in cui le scritte sul quadrante lasciano spazio al logo Khanjar.
Un esempio significativo è dato dal risultato di un Daytona 6265 in oro giallo, venduto da Phillips nel novembre 2023 per CHF 570.000 (circa EUR 605.000). La stessa referenza, ma in una configurazione con quadrante nero e contatori “champagne” e logo rosso, ha recentemente raggiunto una valutazione di HKD 4.950.000 (circa EUR 615.000).
Tra gli altri modelli Rolex, un importante risultato è stato conseguito, sempre da Phillips nel 2016, con un Sea-Dweller 1665, venduto a HKD 4.040.000 (circa EUR 500.000).
Per gli orologi con il logo delle forze di polizia dell’Oman – menzionati in precedenza – si può citare, ad esempio, un GMT-Master 16750 venduto da Phillips Hong-Kong per HKD 1.070.000 (circa EUR 125.000).
Anche i Day-Date con questa caratteristica sono piuttosto apprezzati; a tal proposito, due risultati ottenuti in aste passate di Monaco Legend Group mostrano quanto il logo sul quadrante influenzi la valutazione, rendendola in molti casi nettamente superiore per le versioni concepite appositamente da Rolex.
Un esemplare ref. 1804 è stato venduto nell’aprile 2024 per EUR 169.000, mentre nel 2021 un ref. 1807 in oro giallo è passato di mano a soli EUR 20.000. La differenza è dovuta certamente al materiale e ai diamanti utilizzati nella versione in platino, ma anche al fatto che l’esemplare in oro presenta un logo Khanjar molto più piccolo a ore 9.
Sempre da Monaco Legend, ho avuto l’opportunità, nell’ottobre 2023, di osservare da vicino un Datejust in oro bianco appartenuto alla collezione di John Goldberger. Grazie allo straordinario quadrante in lapislazzuli, questo pezzo ha attirato grande attenzione, raggiungendo la ragguardevole cifra di EUR 350.000.
Mercato dei Rolex Khanjar moderni
Come accennato, a partire dal 2000 Rolex smise di stampare il logo Khanjar sui quadranti, iniziando invece a inciderlo sui fondelli. Questa scelta si allinea con la politica di Rolex di ridurre le personalizzazioni concesse ai clienti, le quali, nella seconda metà del secolo scorso, portarono alla creazione non solo di orologi con il Khanjar, ma anche di quadranti e design unici. Un esempio? I nove esemplari di Day-Date 1831 realizzati per un altro capo di Stato, lo Shah dell’Iran.
Sebbene i collezionisti si concentrino prevalentemente sui modelli vintage, anche queste reinterpretazioni più recenti riscuotono un notevole interesse, grazie alla loro caratteristica distintiva.
I modelli più richiesti sul mercato sono quelli in cui la domanda è già alta a prescindere dalla presenza del Khanjar; ci riferiamo in particolare a referenze di Daytona, GMT-Master II e Submariner.
A livello indicativo, il prezzo di mercato di questi sportivi con simbolo Khanjar risulta spesso due o tre volte superiore rispetto ai corrispettivi privi del logo. Un esempio è dato da un Daytona 116500LN, venduto da Sotheby’s nel 2022 per USD 75.500 (circa EUR 73.200).
Il discorso cambia per modelli come il Day-Date, dove il premium da pagare per ottenere il Khanjar risulta decisamente più contenuto. Ne è una prova il Day-Date referenza 228238, venduto lo scorso ottobre da Sotheby’s a Hong Kong per HKD 375.000 (circa EUR 46.800).
Conclusione
Il fascino di questi segnatempo non sta solo nei quadranti caratterizzati dall’affascinante logo Khanjar, ma anche dalla storia della partnership dei più importanti marchi Svizzeri con Asprey e il Sultano dell’Oman per diversi decenni.
Come abbiamo visto spesso questi orologi comandano cifre importanti sul mercato del secondo polso, ma in alcuni casi danno la possibilità, a cifre ancora contenute, di aggiungere in collezione un vero esempio di storia dell’orologeria.
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