Oysterquartz, un Rolex che va a scatti

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17 Maggio 2020
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Se il Texano ha un movimento della lancetta dei secondi fluido, simile ad un automatico, c’è anche un Rolex che va proprio a scatti: il Rolex Oysterquartz.

Uno dei primi segni che si imparano per distinguere un Rolex falso da uno genuino è che non esiste un Rolex al quarzo… ma abbiamo già visto che questo non è sempre vero, come nel caso del sopracitato Rolex Texano.

Un altro dei tratti distintivi di un Rolex è sicuramente la cassa.
La famosissima cassa Oyster accompagna i modelli sportivi della maison da quasi un secolo, donando impermeabilità senza rinunciare ad un’estetica lussuosa e raffinata come, appunto, un’ostrica che racchiude una perla.
Eppure, nella storia di Rolex sono presenti dei modelli che un occhio non allenato potrebbe immediatamente pensare falsi, dato che non seguono queste “basilari” linee guida Rolex.


Un po’ di storia…

Già negli anni ’70 Rolex offriva ai suoi clienti più facoltosi la vetta dell’orologeria moderna, il calibro al quarzo Beta-21, all’interno del suo orologio più costoso: il Texano ref. 5100. Non lo conosci? Clicca qui!

Prodotto solo in edizione limitatissima e sold-out già in prevendita, il Texano non ha mai del tutto convinto Rolex. La necessità di usare un calibro sviluppato assieme ad altre aziende ha portato alla decisione di non proseguire la produzione di questo modello e di concentrare gli sforzi sullo sviluppo di un calibro in-house al quarzo.

Contemporaneamente allo sviluppo di un nuovo meccanismo, una Rolex in pieno slancio tecnologico volle testare l’appeal di un design nuovo, più in linea con la moda dei virili anni ’70.

Così come le classiche camicie bianche e le giacche formali vennero riviste in colori e sgargianti e fantasiosi, anche il classico disegno Rolex si rimette al volere delle mode. Le dolci curve della cassa diventano mascolini spigoli, i morbidi bracciali vengono integrati con la cassa e ne seguono la linea massiccia. Il classico ed amato Rolex ora è pronto per resistere ad una nottata in discoteca, riuscendo a farsi notare anche sotto le maniche delle camicie più colorate.

Vengono così introdotti due modelli, il Date ref. 1530 ed il Datejust ref. 1630, entrambi in 36 mm (diversamente dalla linea tradizionale che vede i “Date” in 34 mm).
I movimenti restano automatici (… per il momento!), ma vista l’egual dimensione, questi due modelli si distinguono principalmente per il bracciale ed i materiali.

Il Rolex Date 1530 ci offre un bracciale simil-Oyster in acciaio satinato, mentre il Rolex Datejust 1630 un simil-jubilee con i tre centrali in oro giallo, così come la ghiera zigrinata.
Questi due orologi sono molti simili e l’esperimento di Rolex riscuote un discreto successo tra chi desiderava dal brand una filosofia un po’ più modernista.


La rivoluzione Rolex Oysterquartz

La vera rivoluzione arriva però nel 1977, quando finalmente viene presentato al pubblico il frutto del sogno tecnologico della maison: il Rolex Datejust Oysterquartz ref. 17000, mosso dal calibro al quarzo 5035.

Inizialmente non certificato come “Superlative Chronometer” (come possiamo osservare sui primi quadranti), il calibro 5035 non ha niente a che spartire con un quarzo generico.

Cominciamo col dire che più che un quarzo vero e proprio, è un ibrido su base 3035. Il cristallo di quarzo a 32,768 hz funge da regolatore per alimentare un meccanismo meccanico ad 11 rubini, esattamente come quello di un classico orologio.

Il naturale invecchiamento del quarzo è compensabile tramite una vite di regolazione, come in un tradizionale orologio. La temperatura viene invece costantemente rilevata e processata da un chip che automaticamente regola le oscillazioni del cristallo di quarzo.

In meno di un anno, nel 1978, il calibro riceve la prestigiosa certificazione COSC: l’errore annuo è inferiore al minuto. Con un errore medio inferiore a 0.1 secondi/giorno, il requisito di massimo di +6 sec/giorno è ampiamente soddisfatto. (Se vuoi saperne di più sulla COSC e le altre certificazioni, trovi tutto nel nostro articolo dedicato.)

La scritta “Superlative Chronometer Officially Certified” inizia così a comparire sul quadrante, che inizialmente riportava solo logo Rolex e scritta “Oysterquartz”.
Rolex Oysterquartz - Recensioniorologi.it

Ma Rolex Oysterquartz non è solo un modello, bensì un’intera linea.

Per quanto riguarda i Datejust mossi dal calibro 5035, oltre alla ref. 17000 completamente in acciaio con bracciale simil-Oyster, troviamo la ref. 17013 in acciaio-oro con bracciale simil-jubilee due toni e la ref. 17014 con simil-jubilee in acciaio e lunetta in oro bianco.

Fate attenzione se decidete di comprare un 17013 o un 1630. Il bracciale del 1630 presenta tutte e tre le maglie centrali in oro giallo e spesso vengono scambiati con bracciali del 17013 con solo due maglie in oro.

Per i più esigenti, all’interno della proposta Oysterquartz possiamo trovare anche versioni Day-Date

Equipaggiate col calibro 5055, rigorosamente realizzate in solo oro, come da tradizione: la ref. 19018 in oro giallo e la ref. 19019 in oro bianco.
Per proseguire la tradizione, il bracciale è la reinterpretazione in chiave “oysterquartz” del classico President.
Accanto a queste due versioni classiche, saranno realizzate nel corso degli anni numerose varianti in edizione limitata con pietre preziose e lavorazioni speciali.

Rolex Oysterquartz DayDate 18ct Yellow Gold, Black Dial, Reference ...

Qualche curiosità

Il particolare design dei bracciali integrati non permise a Rolex di incidere il numero di matricola e di serie tra le anse. Per osservare queste incisioni non è quindi necessario togliere il bracciale come in altri modelli, basta semplicemente osservare il retro della cassa.

Per custodire questi modelli, vetta dell’avanguardia tecnologica, Rolex decise di realizzare delle scatole apposite con disegnato un cristallo di quarzo stilizzato, che a seconda del modello possiamo trovare all’esterno o all’interno. Nel mercato delle scatole Rolex (…sì, avete capito bene), questi rari modelli riscuotono un discreto successo ed interesse.

Come incentivo promozionale, non essendo necessaria manutenzione periodica del meccanismo, Rolex offre a tutti i suoi clienti la sostituzione gratuita della pila a vita.


Mercato

Presente nei listini per 25 anni, dal 1977 al 2001, la produzione dei modelli Oysterquartz si è attestata intorno ai 1.000 esemplari/anno, per un totale di circa 25.000 pezzi. Per il loro scarso successo, sono stati considerati erroneamente modelli non di pregio e privi di interesse dai collezionisti europei, mentre riscuotono un buon successo nei mercati americani ed asiatici.

Se decidete di anticipare il trend e mettervi al polso un Rolex fuori dal comune ma con movimento automatico come il 1530 o il 1630, parlando di referenze decisamente rare, i prezzi fluttuano al momento fra gli 8.000-10.000€ e l’offerta è scarsa.

Se invece volete dare un’opportunità ad un Rolex che va a scatti, la scelta è decisamente più vasta: per un Datejust ref. 17000, 17013 o 17014 il prezzo medio si aggira attorno ai 4.000€, con variazioni a seconda di corredo, condizioni o particolari quadranti.
Per un Day-Date ref. 19018 in classico oro giallo, la richiesta del mercato si aggira intorno ai 9.000€, per un 19019 in oro bianco siamo invece nell’orbita degli 11.000€. L’offerta è generalmente buona e si possono trovare un buon numero di esemplari per entrambe le versioni.

Per particolari referenze con pietre preziose i prezzi sono generalmente rimessi alla volontà del venditore, vista l’eccezionale rarità di questi e quindi la difficoltà di stabilire un prezzo standard. Solitamente diciamo che possiamo aspettarci una richiesta che può andare dai 14.000€ per un modello con quadrante in legno esotico, fino ai 25.000€ ed addirittura oltre i 100.000€ per rarissimi esemplari tempestati di pietre preziose, solo se rigorosamente factory-set.

Voi che ne pensate? Credete che questi modelli abbiano sofferto un’ingiusta sfortuna e possano rappresentare delle buone gemme nascoste? Comprereste un Rolex che va a scatti?
Fatecelo sapere nei commenti.

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