Oggi si è soliti escludere Rolex dall’empireo delle case orologiere che si distinguono in tema di grandi complicazioni.
La maison coronata, leader del mercato e faro assoluto quando si parla di orologi professionali, viene spesso tacciata di non volersi “complicare la vita”, lasciando la sfida delle grandi complicazioni a firme dell’orologeria di alta gamma come Audemars Piguet, Chopard, Patek Philippe, che sul tema offrono un’ampia vetrina (Calendario Perpetuo, Ripetizione Minuti, Ore del Mondo, Sky Moon Tourbillon, etc…).
Rolex, insomma, si sarebbe da tempo adagiata sugli allori della propria fortunata produzione, limitando le complicazioni (se si esclude quella del datario) a quelle più basiche del GMT, del DayDate, del Cronografo e del calendario annuale (con lo Sky-Dweller).
Sappiamo che per “complicazione” si intende tutto ciò che va oltre la funzione basilare di segnare le ore, i minuti e i secondi. Per approfondire, date un occhio all’articolo di IWS “Guida A Tutte Le Complicazioni Di Un Orologio”.
Pochi sanno, però, che in passato Rolex ha vissuto una “golden age” in cui le grandi complicazioni hanno arricchito modelli straordinari, che oggi risultano introvabili e di estremo valore.
Il più raro al mondo: il Rolex cronografo rattrappante ref. 4113
Non tutti sanno, infatti, che il Rolex più raro e introvabile in assoluto è proprio un crono rattrappante, la referenza 4113. Il primo e unico split-seconds prodotto da Rolex.
Un cronografo si definisce rattrappante o sdoppiante (o, ancora, “split-seconds”) quando è caratterizzato da due lancette sovrapposte (da qui il nome “sdoppiante”): la seconda lancetta si trova sotto la lancetta dei secondi di arresto e, finché non viene attivata, rimane nascosta e non visibile.
Questa complicazione, la più raffinata e articolata per quanto riguarda i cronografi, serve a calcolare – con una sola azione (e con un solo cronografo) – due tempi di gara, cioè due eventi che iniziano insieme ma hanno durata differente (ad esempio nelle corse automobilistiche) nonché il tempo intermedio tra i due eventi.
Quando il cronografo viene avviato, le due lancette partono simultaneamente, come se fossero una sola; premendo il pulsante la lancetta supplementare si ferma per segnare il tempo del primo evento, mentre quella principale continua a girare e a segnare il tempo del secondo evento (le due lancette, quindi, si “sdoppiano”). Premendo di nuovo il pulsante, si segna il tempo del secondo evento. Così viene anche misurato il tempo intermedio tra i due eventi, cioè la differenza di tempo fra la prima e la seconda lancetta. Il termine francese “rattraper” significa “recuperare” o “rimontare” e indica il fatto che, premendo ancora una volta sul tasto del rattrappante, la prima lancetta raggiunge la seconda nella posizione in cui si era arrestata.
Perché è così speciale?
Il Rolex 4113 è davvero un modello mitologico nella storia dell’orologeria. Anzitutto, si tratta di un esperimento mai più riproposto dalla Maison, un unicuum nella storia di Rolex (purtroppo). Peraltro è un modello che non è stato mai neanche messo in commercio e in un catalogo ufficiale: i soli 12 esemplari esistenti erano stati infatti prodotti e consegnati come omaggio a piloti e team di corse automobilistiche (in particolare, per il “Giro di Sicilia”).
I rarissimi 12 Rolex Split-seconds ref. 4113 vengono prodotti nel 1942 e vantano numeri seriali consecutivi che vanno dal 051’313 al 051’324. Fra questi, l’esemplare con il numero 051’321 appartiene al collezionista italiano Auro Montanari alias Goldberger; il numero 051’323 a Sandro Fratini.
L’esemplare con numero 051’313 è stato venduto all’asta da Christie’s nel 1991 per 82,500 franchi svizzeri; apparteneva al pilota e barone di Salinella Stefano La Motta (1920-1951), morto proprio in un incidente durante una gara automobilistica. Sempre Christies’s ha poi venduto, nel 2011, l’esemplare n. 051’318 alla cifra di 1,035,000 franchi svizzeri.
Anche la casa d’aste Phillips ha curato la vendita di alcuni di questi segnatempo rarissimi: nel 2014 è stato battuto all’asta l’esemplare numero 051’314, alla cifra record di 2,405,000 franchi svizzeri e nel 2018 il n. 051’318 viene nuovamente venduto alla cifra di 1,940,000 franchi svizzeri.
Ma la rarità del Rolex 4113 risiede non solo nella unicità e scarsità dei pezzi ma anche nelle caratteristiche intrinseche dell’orologio, che sicuramente non risponde ai canoni estetici “tipici” della maison coronata.
Con una cassa tonda in acciaio extralarge, di 44 mm di diametro, questo modello risulta essere il più grande in assoluto nella storia di Rolex, pur rimanendo al polso molto discreto, anche grazie alle anse allungate e eleganti. La lunetta estremamente sottile, quasi invisibile, esalta al massimo il quadrante, anch’esso unico nel suo genere.
Anche il quadrante, infatti, si distingue dalle linee classiche di Rolex: in argento opaco, presenta indici in oro rosa alternati tra numeri arabi e bacchette.
Naturalmente l’occhio cade sulle due lancette dei secondi sovrapposte, caratteristica della complicazione rattrappante: come nella maggior parte degli orologi rattrappanti, una delle lancette presenta un anello aperto, l’altra una punta a freccia.
Spiccano due quadranti supplementari: a sinistra, a ore 9 (per i secondi continui) e a destra, a ore 3 (per la registrazione dei minuti) che con la loro presenza “tagliano” gli indici a numeri arabi delle ore 2,4, 8 e 10.
A ore 6 la scritta “Antimagnetique” (in alcuni esemplari si trova separata “Anti-magnetique”) e la firma “Swiss made”. Il logo Rolex (con la scritta “Cronographe”) rimane come da tradizione a ore 12.

L’orologio è dotato di tre pulsanti: uno incorporato nella corona, che attiva il cronografo; altri due pulsanti rettangolari, posizionati ai lati della medesima corona, di cui quello in alto che attiva la funzione split-seconds, quello in basso che resetta il cronografo.
Lungo il perimetro più esterno del quadrante è posizionata la scala tachimetrica stampata in colore nero, utilizzata per misurare la velocità media oraria su una distanza (km/h), velocità che decresce quanto più aumenta il tempo impiegato dall’ipotetico mezzo per percorrere lo spazio unitario.
È poi presente anche una scala telemetrica blu, che permette di misurare la distanza in km alla quale si è verificato un fenomeno luminoso seguito poi da un suono, come ad esempio un lampo e un tuono o un fuoco d’artificio (il cronografo parte quando si vede il lampo e si arresta quando si sente il tuono).
Altra peculiarità: questo orologio non è dotato della iconica cassa “Oyster” sigillata ermeticamente, resistente a polvere e acqua, ma presenta una cassa non impermeabile, come il “Padellone” (Ref. 8171). Quest’ultimo è un altro esempio della “golden age” di Rolex, trattandosi di un modello con le complicazioni del calendario completo e delle fasi lunari, anch’esse mai più riproposte da Rolex nei cataloghi moderni.
Il Rolex 4113 ospita un movimento a carica manuale, il Calibro Valjoux 55.
Il Daytona Rattrappante: un sogno per celebrare i 60 anni nel 2023?
Il prossimo anno il cronografo Rolex Daytona, nato nel 1963 e indiscussa stella della maison, compie 60 anni. Sarebbe un sogno festeggiare questa ricorrenza con un modello rattrappante, riproponendo la complicazione sfoggiata dalla Ref. 4113 e mai più presentata.
Si tratterebbe di un modello epico, che vedrebbe il connubio dell’estetica iconica del Daytona con la superlativa complicazione della doppia lancetta dei secondi. Questa complicazione, infatti pur essendo fra le più sofisticate per quanto riguarda i cronografi, non impatta in modo invasivo sulla geometria e sull’equilibrio estetico dell’orologio, limitandosi a aggiungere la lancetta “nascosta”. Una complicazione che, quindi, lascerebbe intatte le armonie iconiche del quadrante ormai leggendario del Daytona. Sarebbe tuttavia, a livello meccanico, un upgrade significativo che renderebbe questa versione di inestimabile valore che riqualificherebbe Rolex rispetto alle altre maison di orologeria anche in tema di complicazioni.
Un ritorno, insomma, alla golden age di Rolex, l’era dimenticata in cui anche la maison coronata amava sperimentare e sfidare se stessa sul terreno insidioso delle complicazioni. Ne è un esempio il Rolex n. 4113, che abbiamo appena visto, ma anche altri modelli. Ad esempio, il Rolex Chronograph ref. 6236, anche chiamato Dato-Compax “Jean Claude Killy”, dal nome dello sciatore francese tre volte campione olimpico; si tratta dell’unico cronografo Rolex con la complicazione del calendario completo.
Ancora, il Rolex cd. Padellone, Ref. 8171, con calendario e fasi lunari, anch’esso testimonianza che, negli anni passati, Rolex fosse una grande amante delle complicazioni.
Di recente, come abbiamo visto, Rolex ha preferito seguire il tracciato di una storia senz’altro di successo, focalizzando la produzione sull’affidabilità delle stelle del suo catalogo senza osare troppo. Oggi l’orologio più complicato presente a listino Rolex risulta essere lo Sky-Dweller. esperimento tecnicamente molto complesso: presentato a Baselword 2012, è il primo segnatempo a calendario annuale di Rolex, oltre ad avere il doppio fuso orario. Lo Sky-Dweller è la prova di come la maison ginevrina non abbia dimenticato la propria “era complicata” e sia perfettamente in grado di coniugare la proverbiale affidabilità degli orologi con lo sviluppo delle più audaci acrobazie tecniche e raffinatezze meccaniche.