Nel 1926, Hans Wilsdorf, già fondatore di Rolex nel 1905, diede vita al marchio Tudor con un obiettivo preciso: creare orologi che mantenessero l’elevato standard di qualità della Rolex, ma a un prezzo più accessibile. Tudor rappresentava quindi una scelta ideale per chi desiderava un segnatempo di grande precisione e affidabilità, senza rinunciare all’eccellenza, ma a un costo più contenuto.
Nel campo dei cronografi, Tudor ha fatto il suo ingresso nel 1970 con una referenza che ha immediatamente catturato l’attenzione degli appassionati. Fin dagli esordi, il brand ha saputo combinare prestazioni elevate e un design distintivo, creando segnatempo che, nel corso degli anni, sono diventati autentiche icone nel mondo dell’orologeria.
In questo articolo ripercorriamo le referenze più famose del marchio, modelli che hanno lasciato un segno indelebile nella storia dei cronografi grazie alla loro capacità di fondere tradizione e innovazione. Esploreremo l’evoluzione stilistica e tecnica di questi segnatempo, interrogandoci su quali potrebbero essere le future mosse del brand in ambito cronografico, valutando la possibilità di vedere in catalogo orologi ispirati al vintage.
Tudor Chronograph Oysterdate, ref. 7031, 7032 e 7033
Il primo cronografo Tudor fu presentato nel 1970 con il nome di Oysterdate, alimentato da un calibro meccanico Valjoux 7734. Esteticamente, era caratterizzato da una cassa di dimensioni notevoli per l’epoca (39 mm). Pur condividendo alcune caratteristiche con le referenze Daytona di quegli anni, si distingue per il quadrante con due soli contatori cronografici ad ore 3 e 9, e la data ad ore 6 con la classica lente magnificatrice “ciclope”. Alcune componenti erano condivise con Rolex, come la corona, i tasti cronografici a vite, il fondello e il bracciale, sui quali compariva il logo della casa coronata.
Di questo primo cronografo sportivo Tudor esistono tre varianti, che si distinguono per il tipo di lunetta. La referenza 7031/0 presenta una lunetta con inserto in plexiglas e scala tachimetrica graduata fino a 500 unità, utile per il calcolo delle velocità medie. La referenza 7032/0 invece ha una lunetta in acciaio satinato, anch’essa con scala tachimetrica graduata fino a 500 unità. Infine, la referenza 7033/0 è dotata di una lunetta girevole bidirezionale con inserto in alluminio anodizzato nero, graduato fino a 12 unità. Quest’ultima non andrà mai oltre lo stadio di prototipo, a differenza delle altre due referenze prodotte in serie.
I quadranti di questi tre modelli, caratterizzati da indici particolari che ricordano la forma del piatto del campo da baseball, sono stati soprannominati “home plate” e sono diventati un tratto distintivo per i collezionisti.
La seconda serie: il Tudor “Montecarlo”
Una nuova serie di cronografi fu presentata nel 1971 e prodotta fino al 1977. Questi modelli vennero soprannominati dagli appassionati “Montecarlo”, poiché lo schema del quadrante ricordava la roulette dei casinò.
I cronografi della serie 7100 mantenevano la cassa dei predecessori e le medesime caratteristiche del quadrante, ma introducevano un nuovo movimento: il Valjoux 234 a carica manuale. Questo nuovo calibro garantiva una maggiore precisione, con 21.600 alternanze all’ora rispetto alle precedenti 18.000, ed era più sofisticato, grazie alla presenza della frizione e della ruota a colonne.
Pur mantenendo lo schema del quadrante simile alle versioni precedenti, venne introdotta una nuova combinazione cromatica, con quadrante grigio e blu e due diverse lunette blu coordinate, una con scala tachimetrica e una con indicazione delle dodici ore.
Le referenze principali di questa serie sono tre: la 7149 con lunetta in plexiglas e scala tachimetrica, la 7159 con lunetta in acciaio satinato e scala incisa, e la 7169, che riprende le caratteristiche del prototipo 7033.
I cronografi automatici Tudor
Nel 1977, a soli sei anni dal lancio del primo cronografo, Tudor rivoluzionò ulteriormente la sua linea introducendo i “Big Block”, caratterizzati da un nuovo calibro automatico, il Valjoux 7750. La cassa conservava le linee dei modelli precedenti, ma aumentava di spessore per ospitare il più voluminoso movimento automatico, da cui il soprannome “Big Block”. Questi orologi, denominati Prince Oysterdate, erano noti anche come “Automatic Chrono Time” o semplicemente “Chrono Time”, in riferimento alle diciture sul quadrante. Rispetto ai modelli precedenti, il quadrante passava da due a tre contatori, con la data spostata a ore 3.
Anche la serie 9400 comprende tre referenze, distinte principalmente per il tipo di lunetta. La referenza 9430, nella sua versione “Exotic”, è particolarmente apprezzata dai collezionisti per il quadrante nero con accenti arancioni su sfondo scuro. Nel 1985 fu introdotta la referenza 9420, nota per le spallette proteggi corona dal design squadrato. Il quadrante grigio, azzurro e arancione di questa referenza riprende fedelmente lo stile dei modelli “Montecarlo”.
Nel 1989, Tudor apportò un ulteriore aggiornamento alla linea, introducendo la referenza 79170, che, pur mantenendo molte caratteristiche dei modelli precedenti, si distingueva per alcune piccole modifiche estetiche. La cassa continuava a essere la stessa, con il soprannome “Big Block” che veniva nuovamente utilizzato per queste referenze.
Uno sguardo al futuro: il ritorno del Montecarlo?
Con il suo ricco patrimonio di innovazione e tradizione, Tudor nel corso degli anni ha continuato a sorprendere gli appassionati di orologeria.
Dopo aver saputo reinventarsi con successo negli anni, il marchio potrebbe riservarci ancora sorprese, non sorprenderebbe infatti se Tudor decidesse di ispirarsi al suo ricco heritage, aggiornando i suoi cronografi a due contatori con il design tipico dei “Montecarlo” che tanto ha segnato il suo passato.
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