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F.P. Journe Chronomètre à Résonance: quando gli opposti si attraggono

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11 Agosto 2019
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Sin da prima che il fisico olandese Christiaan Huygens inventasse l’orologio a pendolo nel 1656, chiunque misurasse il tempo era alla costante ricerca di quello che è sempre stato considerato il Graal: la precisione assoluta.
I fisici, padroni della materia, sono sempre venuti in soccorso, aiutandoci sia a creare movimenti sempre più affidabili che macchinari per misurare la precisione.

Ma quando un fisico è costretto a letto dalla febbre, cosa può fare?

Il fenomeno della risonanza

Come tutti noi quando siamo malati, Huygens iniziò a guardarsi attorno per la sua stanza, soffermandosi su cose che di solito, per abitudine, ignoriamo. Quando lo sguardo cadde sui due orologi a pendolo che aveva in camera, notò che questi si erano sincronizzati.

Per trovare una soluzione a questo fenomeno all’apparenza banale, dovremo aspettare più di 300 anni.

Nonostante avesse inventato lui stesso l’orologio a pendolo, teorizzato la natura ondulatoria della luce e posto le basi per il calcolo infinitesimale, neanche con l’aiuto del collega Isaac Newton riuscì a comprendere cosa fosse successo alle due pendole in camera sua.

La scienza non era ancora in grado di studiare un fenomeno del genere, ma Huygens intuì comunque che tra i due orologi si dovesse instaurare una sorta di risonanza, “quasi che volessero assumere lo stesso ritmo”, dirà.

Il fenomeno della risonanza

Verranno poi definite delle complesse formule matematiche che spiegano la natura di questo fenomeno ma, nel 1983, un giovane orologiaio di nome François-Paul Journe decide di vedere il lato pratico, immaginando di estrapolare da quei complessi fogli pieni di calcoli, una soluzione capace di creare un orologio in grado di auto-regolarsi.

E’ un principio che usiamo tutti i giorni, senza nemmeno accorgercene: quando cambiamo tra una stazione radio e la prossima, sentiamo un fastidioso scricchiolio. Solo quando raggiungiamo la corretta frequenza, le onde emesse dalla stazione e quelle emesse dalla nostra radio si sincronizzano per darci un suono armonioso.


Il Chronomètre à Résonance

Dopo numerosi tentativi, Journe riuscì a padroneggiare quella che fu l’ossessione di Huygens, creando nel 1999 il “Chronomètre à Résonance”, primo ed unico orologio auto-regolante tramite risonanza acustica.

I suoi due bilancieri, oscillando antifase, muovono l’aria attorno ad essi con pulsazioni uguali ma opposte, “cancellando” ogni variazione. Ogni volta che un normale orologio viene mosso, il bilanciere accelera o rallenta impercettibilmente e, andando a sommare tutte queste variazioni, dopo un certo tempo si noterà che l’ora non è più corretta.

Per cercare di eliminare questi errori apparentemente ingovernabili, sono state create numerose soluzioni geniali: il tourbillon, il flying-tourbillon, addirittura il tridimensionale gyrotourbillon. Tutte varianti di un ingegnoso meccanismo che cerca di “eliminare” l’inconveniente distribuendo l’errore in maniera uguale su tutto il bilanciere.
(Se vuoi scoprire di più su questa complicazione trovi un articolo qui!)

Tutte soluzioni formidabili, ma niente ha mai raggiunto prima la capacità di auto-regolarsi del Chronomètre à Résonance.

Quando muoviamo questo incredibile pezzo d’arte meccanica, inevitabilmente uno dei due bilancieri accelererà o rallenterà. Ma l’aria che muoverà andrà ad interagire con l’altro bilanciere, cambiando la sua oscillazione in maniera opposta, e viceversa. Tutto questo, per tornare poi insieme all’armonico equilibrio iniziale.

Il calibro 1499.3 di F. P. Journe riesce a padroneggiare questo fenomeno della fisica grazie non solo a due bilancieri, ma a due distinti meccanismi, posti l’uno accanto all’altro. Questo significa che possiamo leggere due diversi fusi orari, contemporaneamente. Ore e minuti differenti, ma secondi sempre perfettamente sincroni.

Risultati immagini per f.p. journe chronometre a resonance

E se la teoria non vi bastasse, le lavorazioni di altissimo livello a cui Journe ci ha abituati non sono state messe in secondo piano.

Movimento e quadrante in oro 18 carati, lancette blu termotrattate, caratteri trasferiti con uno stampo in gelatina sviluppato appositamente da François-Paul Journe per garantire una precisione assoluta. Cassa in platino od oro 18 carati, naturalmente rifinita a mano.

Due fusi orari, dicevamo, e due corone… giusto? Non proprio.
Entrambi sono regolabili tramite la corona ad ore 12, mentre ad ore 4 troviamo quel che in realtà è un bottone. Tirandolo, riporta i secondi allo zero, impostando il nostro segnatempo con la massima precisione.

Con il Chronomètre à Résonance, F.P. Journe ci ha ricordato come il mondo dell’orologeria, come tutto d’altronde, sia sempre governato da una forza maggiore che non possiamo controllare, e che noi umani siamo per natura esseri imperfetti, incapaci di creare qualcosa di perfettamente preciso, tanto nella meccanica quanto nella vita. Ma forse, con l’aiuto di qualcuno di uguale e opposto a noi vicino, possiamo mitigarci a vicenda, per risuonare in equilibrio, qualunque colpo subiamo.

Un ringraziamento va François-Paul Journe, per aver fuso ancora una volta l’orologeria, la scienza e, soprattutto, la filosofia.

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