Eberhard & Co.: un viaggio in 138 anni di storia tra icone, innovazioni e collezionismo

DATA
21 Settembre 2025
CONDIVIDI SU
Facebook
WhatsApp

tabella dei contenuti

Nella seconda metà dell’Ottocento, La Chaux-de-Fonds era il tempio dell’orologeria svizzera. Tra le botteghe di artigiani e le prime manifatture che animavano le vie della cittadina, un giovane Georges-Lucien Eberhard, ambizioso e determinato, decise di dare vita a un progetto personale: fondare una propria Maison. Un azzardo agli occhi di molti, ma una scelta ponderata, profondamente radicata nelle sue origini. Figlio e nipote di orologiai, Georges non ereditava soltanto un mestiere ma custodiva una passione e si accingeva a trasformare “il sogno” in un’eredità destinata a durare nel tempo. 

18 anni di storia Eberhard

Fin dagli esordi, Eberhard & Co. si distinse per la capacità di fondere ricerca tecnica e spirito innovativo. Già nel 1894 ottenne il primo brevetto per un originale sistema di regolazione dell’ora; nel 1905 seguirono due brevetti per cronografi monopulsante, strumenti di precisione che anticipavano le esigenze sportive e militari del nuovo secolo. Ben presto il marchio divenne un punto di riferimento a La Chaux-de-Fonds, grazie a modelli in grado di coniugare i codici stilistici della tradizione a soluzioni funzionali d’avanguardia.

Il percorso della Maison rimase sempre coerente e indipendente, anche quando, nel 1926, le redini passarono ai figli Georges-Émile e Maurice-William. Furono loro a consolidare il legame con il mondo dei motori e dell’aviazione, settori nei quali il cronografo rappresentava uno strumento imprescindibile. Negli anni Trenta, la Regia Marina italiana scelse i cronografi Eberhard & Co. riconoscendone l’affidabilità e la precisione. 

Dalla metà del Novecento in poi, il marchio continuò a interpretare i tempi mantenendo inalterata la propria identità: prima con l’Extra-fort (1940), poi con lo Scafograf (1959) e lo Scientigraf (1961), fino all’epoca contemporanea segnata dall’arrivo dell’innovativo 8 Jours e dal rivoluzionario Chrono 4. Tutti questi capitoli mettono in luce sia l’expertise tecnico che la forza con cui Eberhard & Co. seppe attraversare i mutamenti, le tendenze e le avversità (tra cui la crisi del quarzo). 

Oggi, con oltre 138 anni di storia e guidata da due sole famiglie, Eberhard & Co. è custode di un patrimonio tecnico e culturale che continua ad affascinare collezionisti e appassionati in tutto il mondo.

Siete curiosi di scoprirlo?

Le origini e i primi brevetti

Quando Georges-Lucien Eberhard fondò la sua manifattura nel 1887, l’orologeria svizzera stava vivendo un’epoca di profonda trasformazione. I segnatempo non erano più soltanto oggetti di lusso, ma strumenti di precisione richiesti dal progresso industriale, dalla scienza e dai trasporti. Georges-Lucien Eberhard, cresciuto in una famiglia di orologiai e formatosi a contatto con i laboratori di Saint-Imier e poi di La Chaux-de-Fonds, comprese che il futuro della sua realtà  sarebbe dipeso dalla capacità di innovare senza trascurare integrità e componente artigianale.

Il primo riconoscimento arrivò nel 1894, con il brevetto di un sistema di regolazione dell’ora che introduceva maggiore praticità nell’uso quotidiano degli orologi da tasca. Fu il preludio ad una serie di invenzioni che segnarono la prima stagione della Maison. Nel 1905 vennero depositati due brevetti relativi ad un cronografo monopulsante con ore saltanti visibiliattraverso due finestre al centro del quadrante (la prima, riservata alle ore, è di forma trapezoidale ed è posta appena sopra la sfera dei secondi cronografici, mentre la seconda finestra, semi circolare, riguarda i minuti ed è al di sotto).  

Parallelamente, la produzione spaziava dai pocket watch in oro 18 carati “Savonnette”, simbolo di prestigio ed eleganza, a modelli dall’acume tecnico come l’orologio da tasca in ferro brunito con cassa stile “Lépine” e funzione di allarme a remontoire.

Un altro passo significativo fu il “Patrouille” del 1921, dotato di doppia cassa in argento e di un sistema brevettato di impermeabilizzazione (dispositivo ingegnoso per l’epoca, quando la resistenza all’acqua era ancora una sfida per gli orologiai).

In questi decenni pionieristici, Eberhard & Co. era assimilabile ad un “laboratorio”. Qui la tradizione e l’ars dei maestri orologiai si intrecciavano con la volontà di affrontare nuove, e apparentemente insormontabili, sfide tecniche.

L’epoca dei cronografi da polso

Negli anni Trenta e Quaranta l’orologeria da polso visse una stagione cruciale, segnata dalla transizione verso segnatempo sempre più compatti, affidabili e ricchi di funzioni. 

Per Eberhard & Co. quel periodo fu decisivo. La maison presentò, nel 1940, il modello che sarebbe diventato un’icona: l’Extra-fort.

L’Extra-fort deriva da una serie di modelli sperimentali e referenze che oggi i collezionisti definiscono “Pre Extra-fort. Questi orologi, prodotti negli anni ’30, erano cronografi da polso “oversize” (40 mm) equipaggiati con movimenti a carica manuale Valjoux 65 sui quali Eberhard & Co. apportò delle modifiche uniche.

Tra queste la sostituzione del pulsante ad ore 4 con una “slitta laterale” che corre lungo il profilo della cassa, permettendo di inibire o far riprendere, a seconda della direzione in cui viene spinta, la marcia al cronografo. Tante furono le attenzioni rivolte all’ebauche Valjoux che Eberhard & Co. gli conferì una propria denominazione, ovvero cal. 16000.

Negli anni Cinquanta arrivarono versioni ancor più ricercate: cronografi a due o tre contatori (ricordando che l’aggiunta del contatore delle ore designa un altro record nella storia dell’orologeria, in quanto fu proprio Eberhard & Co. a introdurlo per la prima volta su un modello da polso) e varianti rattrappante per la misurazione dei tempi intermedi.

Le casse potevano essere in acciaio o oro 18 carati, mentre i quadranti spaziavano da configurazioni in smalto oppure in base di ottone argentato (colorazioni bianco, salmone o il rarissimo nero) con scala tachimetrica e telemetrica a versioni più elaborate con scala pulsometrica.

Nel 1942 vide la luce il cronografo con “Sistema Magini”, utilizzato durante la Seconda Guerra Mondiale nel primo volo di collegamento Roma-Tokyo (in onore di uno dei componenti della spedizione, Publio Magini). Il segnatempo era dotato di diversi pulsanti dedicati alla gestione delle sue funzioni: sulla corona è integrato il pulsante coassiale per la regolazione dell’ora, mentre in corrispondenza delle ore 4 è collocato il comando del cronografo. I correttori della data e del mese si trovano invece rispettivamente in posizione ore 16 e ore 24.

Tra le profondità del mare

Negli anni Cinquanta l’orologeria svizzera si trovò davanti a una sfida del tutto nuova. Gli strumenti al polso dovevano diventare compagni affidabili in condizioni avverse, rispondendo alle esigenze di subacquei professionisti e di una società che si confrontava con il rapido aumento di apparecchi elettrici e magnetici. Eberhard & Co. colse immediatamente l’importanza di questo cambiamento e scelse di ampliare il proprio “catalogo” dando vita a due creazioni che avrebbero segnato la sua storia: lo Scafograf e lo Scientigraf

Nel 1959 fu presentato lo Scafograf 100, primo tassello di una lunga discendenza di orologi subacquei. Con cassa in acciaio da 35 mm impermeabile fino a 100 metri, lunetta liscia e corona a vite, rappresentava una soluzione moderna e solida per chi affrontava le immersioni sportive. Il successo portò ben presto a versioni ancora più performanti: lo Scafograf 200 e 300 (1964). Questi ultimi erano dotati di lunetta girevole (per la prima volta in assoluto), indici/sfere luminescenti e la cassa fu aumentata fino ai 42,5 mm.

Le successive iterazioni, lo Scafograf 400 (1969) e nello specifico lo Scafograf 1000 (1983), introdussero invece la valvola di sicurezza per la fuoriuscita dell’elio (dispositivo pensato per i subacquei che trascorrono lunghi periodi di tempo all’interno di una campana subacquea). 

Tutti i modelli erano riconoscibili per la presenza di quadranti ad alta leggibilità con indici prima triangolari e poi a barretta luminescenti, lancette generose e un incisione sul fondello riportante una stella marina, divenuta emblema della collezione. La combinazione di funzionalità e stile rese gli Scafograf apprezzati anche da chi non li usava a livello professionale, trasformandoli in strumenti versatili e adatti a ogni contesto. 

Nel 2016, la leggenda dello Scafograf si rinnova con il lancio dello Scafograf 300, premiato come “Sport Watch of the Year” al Grand Prix d’Horlogerie de Genève. A questa versione ha fatto seguito, nel 2020, lo Scafograf 300 MCMLIX, edizione commemorativa che omaggia l’anno di nascita della collezione (1959) con un design ispirato ai codici estetici vintage.

Solo due anni dopo l’esordio in mare, Eberhard & Co. guardò a un’altra frontiera invisibile ma altrettanto insidiosa: quella dei campi magnetici. La diffusione capillare di elettrodomestici, strumenti industriali e dispositivi elettronici mettevano a dura prova i movimenti meccanici, spesso compromettendone la precisione. 

Per rispondere a questa esigenza nel 1961 nacque lo Scientigraf, primo segnatempo antimagnetico della Maison. Al suo interno un ingegnoso sistema di protezione ispirato alla cosiddetta “gabbia di Faraday” schermava il movimento, impedendo alle interferenze esterne di alterarne il funzionamento. La cassa in acciaio robusta, il quadrante sobrio con indici luminescenti e la resistenza certificata presso centri specializzati di La Chaux-de-Fonds facevano dello Scientigraf uno strumento scientifico oltre che un orologio da polso. 

È significativo notare come Eberhard & Co. abbia sempre affrontato le sfide tecniche con soluzioni concrete e non semplicemente estetiche: lo Scafograf rispondeva a un bisogno reale di affidabilità in profondità, lo Scientigraf offriva protezione in un mondo che scopriva i rischi dell’elettromagnetismo. Entrambi rappresentavano, a modo loro, un passo in avanti nell’orologeria funzionale. 

L’era Monti e la sfida del quarzo

Quando nel 1969 Maurice Eberhard & Co. decise di cedere la guida dell’azienda, il destino della Maison si intrecciò con quello di Palmiro Monti, imprenditore dotato di grande visione. Fu l’inizio di una nuova fase che segnò profondamente l’identità del marchio. Erano anni difficili per l’orologeria svizzera: l’introduzione degli orologi al quarzo stava mettendo in crisi l’intero settore, minando le fondamenta di un’industria costruita su movimenti meccanici complessi e costosi. 

Molte storiche manifatture non sopravvissero, altre scelsero di abbandonare l’orologeria tradizionale per orientarsi verso produzioni più semplici e accessibili. Eberhard & Co., sotto la guida di Monti, percorse una strada diversa, coraggiosa, che univa la difesa delle proprie radici all’apertura verso nuove soluzioni.

Monti comprese che per affrontare la sfida non bastava resistere: occorreva rafforzare la personalità della Maison. Da un lato preservò la produzione dei cronografi meccanici, vero DNA del marchio, proponendo modelli che celebravano la tradizione con casse generose e movimenti affidabili.

Dall’altro, ebbe l’intuizione di presentare anche orologi al quarzo, non come sostituti ma come complemento, dimostrando che la Maison era capace di innovare senza tradire la propria storia. Questo duplice percorso permise a Eberhard & Co. di attraversare senza cedimenti quello che per molti fu un decennio letale.

Monti affrontò quel periodo con grande resilienza, mostrando fedeltà all’orologeria tradizionale anche in un momento di forte crisi, continuando a presentare orologi meccanici e, al contempo, ampliando la gamma con modelli al quarzo.

Negli anni Novanta, superata la crisi del quarzo, il lascito di Monti continuava a produrre frutti. Nel 1992 nacque la collezione Tazio Nuvolari, dedicata al leggendario pilota italiano, un cronografo che celebrava il legame profondo tra la Maison e il mondo delle corse automobilistiche. 

Un’ ulteriore rivoluzione arrivò nel 1997 con l’8 Jours, orologio meccanico a carica manuale con una riserva di carica di otto giorni, resa possibile da un dispositivo brevettato con due molle sovrapposte di 1,55 metri complessivi.

L’era Monti fu quindi una stagione di resistenza e al tempo stesso di rilancio. Grazie alla sua guida, Eberhard & Co. non solo superò indenne la crisi del quarzo, ma gettò le basi per il rinnovamento che avrebbe caratterizzato gli anni Duemila. 

Oggi molti collezionisti guardano agli anni Settanta e Ottanta di Eberhard & Co. come a un periodo meno conosciuto ma estremamente interessante, ricco di modelli rari e di transizione che rappresentano il dualismo tra la tradizione e le grandi innovazioni che sarebbero arrivate alla fine del secolo. 

La rivoluzione del Chrono 4

Quando nel 2001 Eberhard & Co. presentò il Chrono 4, il panorama dell’orologeria svizzera era ormai saturo di cronografi dall’impostazione e disposizione tradizionale. La Maison decise di rompere gli schemi con un’idea radicale: allineare in orizzontale quattro contatori perfettamente simmetrici.

Minuti, ore, 24 ore e piccoli secondi scorrevano da sinistra a destra, restituendo per la prima volta sul quadrante un ordine logico che imitava il modo naturale con cui si legge e si interpreta il tempo. Era una rivoluzione estetica, certo, ma anche tecnica, perché nessun movimento esistente era in grado di sostenere quella disposizione.

Per realizzarlo, i tecnici di Eberhard & Co. svilupparono un modulo brevettato capace di ridistribuire l’energia e il flusso delle informazioni, garantendo che i quattro totalizzatori lavorassero in perfetta sincronia. Il cuore del Chrono 4 è il calibro EB251 su base ETA, completamente ripensato e modificato per alimentare i contatori su un unico asse orizzontale. Questo sforzo ingegneristico richiese anni di sviluppo e collaudi, ma diede vita a un movimento senza precedenti, immediatamente riconoscibile.

Dal punto di vista estetico, il Chrono 4 portava con sé un equilibrio inedito: il quadrante appariva ordinato, quasi architettonico, e la simmetria dei quattro contatori evocava un senso di rigore che ne decretò il successo immediato. Le prime versioni vennero proposte in casse d’acciaio lucidate o satinate, con diametri attorno ai 40 millimetri, vetro zaffiro e impermeabilità fino a 50 metri. Le varianti successive arricchirono l’offerta con quadranti a contrasto, finiture soleil, edizioni in oro rosa 18 carati e versioni scheletrate che lasciavano intravedere parte del meccanismo.

Il Chrono 4 non rimase un episodio isolato ma divenne una collezione di lungo corso, destinata a declinarsi in molte varianti: dal Chrono 4 Géant, con la sua cassa di dimensioni importanti pensata per il pubblico più sportivo, al Chrono 4 Temerario, caratterizzato da una cassa tonneau che ridefiniva ancora una volta l’estetica della linea. 

Nel 2017, in occasione del 130° anniversario della Maison, fu presentato il Chrono 4 130, una riedizione celebrativa con quadranti di ispirazione vintage, mentre nel 2021 arrivò il Chrono 4 “21-42”, che celebrava i vent’anni dalla nascita del modello e introduceva nuove proporzioni con cassa da 42 millimetri, restando fedele alla disposizione originale dei contatori.

Tra passato e presente

Negli ultimi decenni Eberhard & Co. ha dimostrato come la propria identità non sia una “reliquia”, ma una materia viva, capace di dialogare con il presente. La strategia perseguita da Barbara Monti, figlia di Palmiro, e da Mario Peserico ha seguito due direttrici complementari: da un lato la riedizione dei modelli storici, dall’altro la creazione di progetti inediti che portassero avanti lo spirito innovativo della Maison

È in questa direzione che si collocano operazioni di grande successo come la riedizione dello Scientigraf o lo Scafograf 300 MCMLIX. Allo stesso modo, i Chronographe 1887 hanno reso omaggio all’anno di fondazione con un movimento proprietario dotato di ruota a colonne e funzione flyback, segno di come la tradizione possa trovare nuova linfa attraverso la ricerca tecnica. 

Anche collezioni come Contodat, lanciata nel 2025 e ispirata da un orologio meccanico presentato da Palmiro Monti negli anni Settanta, testimoniano la volontà di mantenere un filo diretto con la storia reinterpretandola per le nuove generazioni di appassionati.

Questo dialogo fra passato e presente trova una cornice ideale nel Museo Eberhard & Co., inaugurato nel 2019 a La Chaux-de-Fonds, all’interno della storica “Maison de l’Aigle”. Qui il visitatore può ammirare gli orologi da tasca di fine Ottocento, i cronografi militari degli anni Trenta, le prime referenze Extra-fort, gli Scafograf originali e gli Scientigraf testati contro i campi magnetici. Ogni installazione racconta un’epoca, ogni esemplare custodisce un frammento della filosofia che ha guidato la manifattura. 

Non mancano le rarità che hanno suscitato grande interesse nelle aste internazionali, a testimonianza di quanto i segnatempo Eberhard & Co. siano oggi riconosciuti come strumenti e come oggetti da collezione. 

Conclusione

La costante evoluzione, a cui un marchio votato all’eccellenza non può sottrarsi, non dovrebbe mai tradire la propria essenza originaria. È proprio questo equilibrio tra innovazione e fedeltà alle radici che ha segnato l’intero cammino di Eberhard & Co. Sin dalle sue origini, la Maison ha dimostrato la capacità di guardare avanti, di interpretare le esigenze del proprio tempo e di mantenere intatta la propria identità, costruita sulla precisione e sulla qualità.

La lunga e prestigiosa storia di Eberhard & Co. è costellata di conquiste tecniche e stilistiche che hanno saputo ridefinire i parametri dell’orologeria, raggiungendo traguardi che molti considerano ancora oggi difficilmente replicabili. Questa attitudine pionieristica, mai disgiunta dal rispetto per la tradizione, ha reso il marchio un punto di riferimento autorevole per l’intero settore.

Non è dunque un caso che studiosi, esperti e appassionati non abbiano mai messo in discussione la rilevanza storica di Eberhard & Co.: la sua eredità rappresenta una colonna portante dell’orologeria svizzera e internazionale. Oggi come ieri, i suoi segnatempo non sono soltanto strumenti di misurazione del tempo, ma veri e propri testimoni di un percorso fatto di coraggio, ricerca e passione. Un percorso che continua a ispirare e a consolidare il prestigio di un nome destinato a rimanere inciso nella memoria del tempo. 


Visita il nostro canale Youtube per vivere il meglio del mondo dell’orologeria in prima persona.

Per tutti gli aggiornamenti in tempo reale seguici su Instagram.

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

logo iws sito 1
 

REGISTRATI
PER RIMANERE
AGGIORNATO SU
TUTTE LE NOVITà

REGISTRATI IN 60 SECONDI →

ti potrebbe interessare

GUIDE ED
APPROFONDIMENTI

COMPLICAZIONI
E DETTAGLI

@2023 – Italian Watch Spotter. All Rights Reserved. IWS Group S.r.l., Viale dei Lidi 433, 96100, Siracusa (SR) | P.IVA: 02072260892