Cari amici di polso ben ritrovati sul nostro magazine. Oggi sono qui a raccontarvi di come una maison sia riuscita ad affermarsi nel panorama dei segnatempo grazie ai suoi cronografi.
Nata alla fine dell’800, tutt’oggi rappresenta una delle poche maison che incarna in pieno lo spirito del mondo delle competizioni automobilistiche.
Per chi ancor non lo avesse capito, sto parlando della rivoluzione cominciata da Tag Heuer (all’epoca solo Heuer) che di innovazione nel settore orologiero ne ha apportata… eccome!
Da sempre indossati da piloti e da appassionati di motori, gli orologi di Tag Heuer sono da oltre un secolo un connubio perfetto tra precisione tecnica e stile senza tempo.
Siete pronti con casco e cintura di sicurezza per un altro viaggio indietro nel tempo? Bene, cominciamo a portare indietro le sfere del nostro orologio della passione…
La nascita di Heuer
È il 1860 quando il sig. Edouard Heuer, all’età di 20 anni, fonda la Uhrenmanufaktur Heuer AG a St-Imier in Svizzera; azienda che, già qualche anno dopo, fa parlar di sé grazie al suo primo brevetto: un sistema di carica con corona senza chiave.
Dopo alcuni anni brevetta il suo primo cronografo e un tipo di “pignone oscillante”, il quale viene utilizzato ancora oggi in alcuni cronografi di alta manifattura.
La passione per la rilevazione dei tempi del sig. Heuer è quasi un’ossessione a tal punto da spingerlo in continue nuove creazioni.
Infatti, nel 1911, viene brevettato il “Time of Trip”, il primo cronografo per i cruscotti di automobili e aeroplani.
Il quadrante di questo segnatempo è caratterizzato da numeri in stile arabo, due grandi sfere centrali a foglia che indicano l’ora del giorno, una piccola sfera a ore 6 che indica i secondi e un’altra piccola sfera ad ore 12 che indica la durata del viaggio.
La corona, situata ad ore 12, permette il movimento delle sfere centrali e un pulsante posizionato sullo stesso asse consente la funzione start/stop del cronometro.
Lo stesso stile viene ripreso anche dal primo cronografo da polso di casa Heuer, introdotto nel 1914.
Si tratta di un segnatempo dalle dimensioni “esagerate” e che può facilmente far intuire come l’orologio sia stato adattato ai polsi tramite un cinturino in cuoio.
Arriviamo al 1916, anno in cui Heuer riesce a battere le 216.000 alternanze/ora presenti sul primo cronografo della storia inventato dal Louis Moinet nel 1816.
Grazie alla creazione del Microsplit, in grado di raggiungere le 360.000 alternanze/ora, Heuer riuscì ad ottenere il cronografo con la più alta frequenza mai vista prima di allora.
Ciò permise la sua rapida diffusione nel mondo delle competizioni automobilistiche, grazie alle rilevazioni di tempistiche talmente precise da far diventare la Heuer cronometrista ufficiale dei grandi eventi sportivi.
Subito dopo Heuer crea il suo primo cronografo “rattrappante” che offre la possibilità di misurazione al 1/50 di secondo.
Si arriva ad una evoluzione del “Time of trip” soltanto nel 1933, quando viene introdotto il cronografo Autavia (acronimo di AUTomobilismo e AVIAzione) che veniva spesso fornito con il suo “compagno” Hervue.
Si tratta di due segnatempo collocati su una piastra di acciaio dotati di un’incredibile riserva di carica di 8 giorni.
Dai cruscotti ai polsi
Siamo intorno agli anni ’30 e in Europa si respira aria di conflitto mondiale e ad Heuer viene concesso di produrre orologi da polso per gli aviatori della Luftwaffe: nasce così il modello pilot “Flieger”.
Il segnatempo presenta una cassa cromata da 39 mm di diametro, un quadrante nero che ospita numeri arabi al radio, due contatori cronografici, una lunetta girevole con un indice triangolare ad ore 12 (fissato alla lunetta e che ruota per segnare un intervallo di tempo).
Ad ore “2” è situato il pulsante che ha la funzione di start/stop/reset del cronografo e solo nella seconda versione viene aggiunto un secondo pulsante ad ore “4” per permettere al pilota di arrestare e riavviare il cronografo senza resettarlo (funzione flyback)
Solo dopo qualche anno, con l’introduzione del terzo contatore nel quadrante, il Flieger si evolve nella forma che ha dato il via ad una lunga dinastia di cronografi iconici targati Heuer.
Appena terminata la Seconda Guerra Mondiale, Heuer si discosta dai classici cronografi e crea un segnatempo professionale che è in grado di indicare le maree, le fasi lunari e un secondo fuso orario: il suo nome è Solunar.
Successivamente la maison elvetica decide di sbarcare nel continente americano intorno ai primi anni ’50, sotto il brand di Abercrombie & Fitch.
Viene quindi lanciato sul mercato un cronografo a tre contatori chiamato Seafarer, ispirato al Solunar, che presenta anch’esso una complicazione che permette di mostrare le maree oltre a monitorare le fasi lunari.
La versione europea dell’orologio prese invece il nome di Mareograph ed era marchiata Heuer.
In seguito, verrà aggiunta una scala tachimetrica integrata al quadrante del Seafarer, molto utile ai piloti di gare automobilistiche: nasce così il progenitore del Carrera, chiamato Auto-graph.
Heuer Carrera
Con il diffondersi delle competizioni automobilistiche, le maison orologiere creano dei segnatempo che omaggiano le gare e che diventeranno poi dei veri e propri sponsor ufficiali come, ad esempio, il Rolex Cosmograph Daytona dedicato alla celebre corsa sulla pista di Daytona Beach.
Corrono gli anni ’60 ed Heuer vuole ritagliarsi un posto in questo fantastico mondo del motorsport; decide quindi di sfornare un orologio che omaggi la storica gara di resistenza Carrera Panamericana che si teneva in Messico.
Nasce così l’Heuer Carrera, un cronografo che combina eleganza e sportività: quadrante nero di facile lettura con indici applicati, due contatori (poi diventati tre) che si mescolano perfettamente al quadrante, ma che si fanno notare per i piccoli indici e le piccole sfere bianche.
Contraddistinto dalla ref.3647, l’orologio monta un movimento meccanico Valjoux 92 a carica manuale in una cassa in acciaio del diametro di 36 mm.
Inizialmente proposto con quadrante nero, verrà prodotto anche in colorazione bianca e “champagne”.
Heuer Autavia
Contemporaneamente al Carrera, la maison svizzera rilancia il nome iconico Autavia legandolo ad un cronografo da polso più “sportivo” rispetto al Carrera.
Inizialmente presentato con il quadrante nero, l’Autavia dispone di due versioni, doppio contatore e triplo contatore. La versione a doppio contatore incassa un Valjoux 92 mentre quella a triplo contatore monta un Valjoux 72.
Inizialmente l’Autavia ha un diametro di 38mm e sfere in stile Dauphine, ma alla fine degli anni ’60 si evolve con una cassa che raggiunge i 40mm e sfere “a bastoni”.
Un orologio in continua evoluzione tanto da raggiungere una dimensione di 42mm nel 1970, periodo in cui la corsa al primo cronografo automatico è molto viva… talmente viva da costringere alcuni brand, tra cui Heuer, ad associarsi al altre maison: Buren, Breitling e Dubois-Depraz.
La maison concorrente Zenith, venuta a conoscenza dello sviluppo di un calibro crono automatico da parte della Heuer, decide di anticipare di due mesi il lancio del famoso calibro El Primero.
La joint venture guidata da Heuer portò però al lancio dei primi cronografi automatici, da parte della maison, sui mercati internazionali, con il movimento Calibre 11 (Chronomatic).
Si tratta di un movimento con un modulo cronografico sviluppato da Dubois, con un micro-rotore o rotore planetario, sviluppato da Buren che fornisce una carica automatica. Questa costruzione aveva inoltre posto la necessità di posizionare la corona sul lato sinistro della cassa (ore 9).
Intanto l’Autavia riscuote un considerevole successo tanto da far creare alla maison delle versioni speciali che ad oggi sono alquanto rare come, ad esempio, l’Autavia Viceroy, l’Autavia Orange Boy, l’Autavia Jo Siffert ed alcune versioni GMT.
Heuer Monaco
Cavalcando l’onda del trionfo, Heuer sviluppa un’altra pietra miliare del mondo dei cronografi. Questa volta rompe gli schemi, stravolge i canoni estetici dell’orologeria e crea un segnatempo dall’insolita forma: una cassa quadrata di soli 39mm con doppio contatore anch’esso quadrato, indici orizzontali applicati e sfere a bastoni.
Data la sua anima sportiva, la maison svizzera sceglie di legare la sua ultima creazione al famoso circuito automobilistico del Principato di Monaco.
Nasce così l’Heuer Monaco, il cui successo è quasi immediato.
Anch’esso incassa il calibro automatico sviluppato dal consorzio svizzero, ossia il Calibre11 divenuto a metà degli anni ’70 il Calibre15.
Dopo poco tempo, si scelse anche di inserire a listino due modelli Monaco dotati ciascuno di un movimento a carica manuale: il Valjoux 7736 e il Valjoux 7740.
L’arrivo di TAG
Sono anni difficili per la rinomata orologeria svizzera ed Heuer è costretta a ritirare dal proprio listino il Monaco. Siamo intorno alla fine degli anni ’70 e la Crisi del Quarzo getta un’ombra nera sul mercato dell’orologeria meccanica; case orologiere giapponesi e americane primeggiano nello sviluppo e nella creazione di orologi super precisi e con una autonomia sempre maggiore grazie all’utilizzo di movimenti elettro-meccanici.
Intorno alla metà degli anni ’80 viene chiesto a Jack Heuer, amministratore delegato della Heuer Watch Company, di dimettersi. In seguito alle sue dimissioni, la maison svizzera viene ceduta ad un’azienda francese che produce turbine per motori termici utilizzati sulle vetture di Formula 1, la TAG (Techniques d’Avant Garde) tramite la quale subisce un profondo rinnovamento e maggiore visibilità grazie ai Gran Premi.

TAG Heuer oggi
Dopo una quindicina d’anni di successo crescente, grazie anche ad un testimonial d’eccezione come l’eterno pilota Ayrton Senna, Tag Heuer viene venduta al colosso del lusso LVMH per la cifra astronomica di 740 milioni di dollari.
LVMH decide che gli iconici modelli che hanno reso celebre la maison dovevano essere riportati sul mercato. Pertanto, viene lanciata una nuova linea per ognuno dei modelli: Monaco, Autavia e Carrera. Jack Heuer, inoltre, dovendo assolutamente far parte del nuovo progetto, diventa in seguito presidente onorario della storica casa orologiera fondata da suo nonno.
Ovviamente l’ossessione per la precisione da parte di questa maison non ha fine, così tra il 2011 e il 2012 TAG Heuer presenta un trio di orologi davvero speciale: il Mikrograph con una precisione di 1/100 di secondo, il Mikrotimer con una precisione di 1/1000 di secondo, e il Mikrogirder, con una precisione di 1/2000 di secondo.
Quale sarà la prossima sfida di TAG Heuer?
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