Se si dovesse fare una classifica dei cinque cronografi più iconici del mondo dell’orologeria, senza dubbio l’Omega Speedmaster ne farebbe parte. Lo Speedy è uno di quegli orologi che ha lasciato un segno indelebile non solo sui polsi e nei cuori di noi appassionati, ma anche nella storia.
Quando si parla di Omega Speedmaster, si pensa subito al Moonwatch: orologio storico, celebre per essere stato al polso degli astronauti del primo allunaggio, servendo e assistendo in una delle più importanti imprese della storia dell’umanità.
In effetti, è stato un privilegio del tutto meritato: lo Speedmaster è stato scelto per la sua robustezza, per la sua efficienza; è stato scelto semplicemente perché era il migliore.
I test e le prove che i vari candidati hanno dovuto sostenere sono impressionanti: resistenza alle forti accelerazioni, funzionamento a temperature critiche e molto altro. In tanti hanno fallito, ad altri mancava veramente poco, ma solo un calibro riuscì per davvero, dimostrando di essere all’altezza di un ruolo così importante.
Questo calibro è l’Omega 321. Dopo il grande trionfo dell’allunaggio, questo movimento venne sostituito dall’altrettanto famoso Omega 861, decretando la fine della produzione del 321.
Recentemente Omega ha annunciato la rimessa in produzione dello storico 321: la notizia venne accolta con tutto l’apprezzamento che un movimento di tale valore merita, e noi di IWS vogliamo presentarvi come e perché il calibro 321 è diventato uno dei migliori e più ricercati cronografici in circolazione.
La nascita: il Lemania 2310
In realtà, il 321 inizialmente non è stato concepito per lo Speed; infatti, appare per la prima volta nel 1946, più di dieci anni prima dello Speedmaster originario del 1957.
Il 321 nasce da una collaborazione tra la Lemania e Omega. Il 2310 di Lemania, introdotto sul mercato nel 1942, è il movimento dal quale il 321 prende ispirazione. (Piccolo spoiler) Il nome con cui verrà commercializzato questo calibro non sarà 321, ma di ciò ne parleremo in seguito.
Il Lemania 2310 è ancora oggi uno dei movimenti di fornitura più apprezzati nel mondo dei cronografi manuali. La qualità della sua meccanica fu apprezzata a tal punto da essere usato diverse volte come banco di lavoro per calibri di altre maison storiche.
Il CH27-70 di Patek Philippe, il calibro 1140 di Vacheron Constantin, il RD56 di Roger Dubuis oppure il Calibre 533.3 di Breguet, sono tutti calibri che vedono il 2310 come ispirazione.
La robustezza di questo movimento, unita alla sua efficienza e, ammettiamolo, al suo fascino estetico, hanno contribuito a rendere il Lemania 2310 uno dei calibri cronografici più importanti della storia orologiera.
Il 2310, e di conseguenza il 321 di Omega, è appunto un movimento cronografico a carica manuale, abbastanza piccolo rispetto alla media (27 mm di diametro); ciò ha permesso di utilizzare casse molto robuste senza che risultassero troppo grandi.
Il bilanciere oscilla a 2.5 Hz (18’000 alternanze l’ora), l’innesto della cronografia è laterale – come la quasi totalità dei movimenti all’epoca presenti – e lo smistamento delle funzioni avviene tramite la tanto apprezzata ruota a colonne.
Lo smistamento con ruota a colonne è sempre stato un dettaglio molto apprezzato dagli appassionati, sia per la complessità di realizzazione, sia per l’intrinseca eleganza propria di questo sistema.
Dal 1968 con il passaggio al nuovo movimento 861 di Omega, la ruota a colonne lascia gli Speedmaster, cedendo il posto ad un più robusto ma – se vogliamo – meno elegante smistamento a camme.
La recente reintroduzione del nuovo 321 ha suscitato un certo scalpore tra gli appassionati, felici di scoprire che l’amata column wheel ritorna sugli Speed.
Ecco un aneddoto molto interessante che caratterizza il Lemania 2310: molto prima del 1969, anno dei primi cronografi automatici, questo movimento è stato modificato e aggiornato per equipaggiare un sistema di ricarica automatica.
Un cronografo automatico ante litteram, che in modo del tutto silenzioso ha dato per primo la vita ad un concetto orologiero oggi così normale, quello dell’ automatic chronograph. Il 2310 automatico è estremamente raro: al momento siamo a conoscenza solo di poche foto, pubblicate sul forum Omegaforums.net.
Il primo 321 di Omega
Omega decise di adottare questo calibro per la prima volta nel 1946, su una serie di cronografi a tre contatori con casse in acciaio o in oro. Il nome di questo calibro non era 321, ma 27 CHRO C12, il vero nome nato dalla collaborazione tra Lemania e Omega.
Questo insolito nominativo racchiude in sé le caratteristiche principali del calibro: 27 come i millimetri di diametro, CHRO come la complicazione che offre il movimento e C12 come le ore cronografiche effettivamente misurabili.
Nel 1957 Omega donò al mondo il suo primo Speedmaster, con l’ormai collaudato 321, così identificato a partire dal 1949.
Conosciuto comunemente con lo pseudonimo “Broad Arrow” per via della particolare forma delle lancette, questo modello è nato per essere utilizzato in pista: tra gare e competizioni, polvere e pioggia, questo è l’ambiente del primo Speed.
Precisione e affidabilità erano mandatorie, e il 321 era il movimento perfetto. Il Broad Arrow originale, referenza CK2915, è ad oggi uno degli Speedmaster più ricercati e apprezzati dai collezionisti, facendo raggiungere a questi orologi quotazioni da capogiro.
Nel 1959 il design dello Speedmaster viene modificato: lancette non più broad arrow ma in stile dauphine, il diametro della cassa viene aumentato, passando da 39 mm a 40 mm, e la ghiera tachimetrica non più metallica. Questi sono alcuni dettagli che caratterizzano la referenza CK2998, diventando uno dei primi modelli a sostenere i test di idoneità della NASA.
Nel 1965 la nuova referenza ST105.003 diventa ufficialmente l’orologio della NASA: la cassa assume una forma asimmetrica in modo da garantire una maggior protezione della corona e dei tasti cronografici e le lancette diventano a bastone.
Lo Speed assume così quel design a cui oggi siamo abituati, tanto da essere comunemente conosciuto come “Pre-Moon”. Questa referenza è ricordata per essere stata al polso dell’astronauta Ed White durante la prima “passeggiata spaziale” statunitense.
La famosa spedizione nello spazio del 1969 vede al polso di Buzz Aldrin e di Neil Armstrong il vero “Moonwatch”, l’Omega Speedmaster referenza ST105.012, ovviamente con al suo interno il 321.
Con questa referenza, del 1966, sul quadrante fa la sua comparsa la scritta “Professional”, una parola che oltre a identificare il grado di importanza che caratterizza questo orologio, rappresenta quanto l’orologeria è stata fondamentale per l’evoluzione scientifica e tecnologica.
Il 1968 inizia la produzione del calibro 861 di omega, su base Lemania 1873, segnando il graduale abbandono del 321.
Il ritorno del calibro 321: legends never die
Nel 2019, Omega annuncia un’edizione speciale dello Speedmaster, in occasione del cinquantesimo anniversario dell’allunaggio. L’orologio viene presentato esattamente cinquant’anni dopo l’impresa eroica, e qual miglior occasione per mostrare qualcosa di davvero eccezionale.
L’orologio è nel classico stile dello Speedmaster, con cassa asimmetrica in platino, quadrante in onice e sub-quadranti che richiamano il suolo lunare. Ma la vera sorpresa è al di sotto del quadrante: ecco che riappare il leggendario calibro 321.
L’impegno e la dedizione che Omega ha investito per riprodurre fedelmente lo storico movimento sono stati davvero ammirevoli: ci sono voluti due anni affinché Omega rendesse onore al 321, grazie ad una squadra composta da ingegneri, storici e mastri orologiai.
Omega ha impiegato le più moderne tecnologie per riuscire a creare scansioni e ricostruzioni del movimento, partendo nientemeno che dal calibro dello Speedy (ST105.003) indossato da Eugene Cernan durante la missione Apollo 17, del 1972.
Ogni calibro 321 di Omega viene curato e assemblato dallo stesso orologiaio, il quale si occupa anche del montaggio del bracciale e del movimento nella cassa. Insomma, per questo calibro vengono riservate tutte le attenzioni che un’autentica leggenda si merita.
All’inizio del 2020 Omega annuncia un nuovo Speedmaster, completamente differente da ciò a cui siamo abituati: lo Speedmaster Ed White entra in scena, in onore del famoso astronauta tragicamente scomparso nell’incidente dell’Apollo 1, nel 1967.
Questo nuovo modello è un po’ una svolta nel panorama odierno degli Speed: cassa simmetrica senza protezioni per corona e pulsanti, logo Omega applicato senza la scritta “Professional”, ma soprattutto ecco di nuovo il calibro 321.
È chiaro come Omega stia cercando di ridare gloria e importanza ai suoi modelli storici; lo si può vedere dall’Ed White, oppure dalla trilogia 1957, che comprende il Railmaster, il Seamaster e lo Speedmaster, tutti e tre richiamanti lo stile originale degli Omega tecnici degl‘anni Cinquanta.
Alla fine del 2021 Omega annuncia un altro modello, completamente in linea con questa filosofia: lo Speedmaster in Canopus Gold. Un orologio dal sapore vintage, elegante e tradizionale in ogni dettaglio.
Lo stile richiama fedelmente il primo Speed del 1957 e come ulteriore elemento in comune il calibro 321, racchiuso da una cassa simmetrica in oro a 18 carati.
Omega ha davvero dato il massimo per riportare alla luce le leggende che hanno fatto la storia non solo di questo marchio, ma dell’intero mondo dell’orologeria, e a loro modo hanno contribuito in una delle imprese più eccezionali dell’uomo.
Il calibro 321 di Omega è secondo noi di IWS l’esempio perfetto di quella gratitudine che ogni marchio storico dovrebbe avere nei confronti del proprio glorioso passato, quel ringraziamento genuino alla propria storia e alla storia in generale.
Il 321 rappresenta come una maison riesca ad andare oltre al desiderio di qualcosa di sempre nuovo, riportando in vita non solo un pezzo della propria storia, ma un modo di apprezzare il passato in chiave contemporanea, e noi di IWS siamo onorati di avervi presentato la nascita, la storia ed il ritorno di un mito.