Vi siete mai domandati da dove vengono i segnatempo che indossate al polso? Oggi parliamo di orologi e sostenibilità.
Nell’immaginario di molti di noi, gli orologi che compriamo sono creati da orologiai specializzati che lavorano in qualche laboratorio tra le alpi svizzere. In effetti, gli orologi “swiss made” provengo da lì. Ma la Svizzera è in realtà l’ultima tappa del processo produttivo di un orologio, che inizia molto più lontano, là dove gemme e metalli preziosi sono estratti dal terreno per poi essere plasmati negli orologi che indossiamo. Pensate che circa il 70% dell’oro grezzo estratto ogni anno dalle miniere raggiunge la Svizzera.
L’estrazione di metalli preziosi dalle miniere è un’attività complessa e pericolosa, che spinge l’uomo a lavorare in condizioni estreme dove un errore o un incidente può essere fatale. Inoltre, i materiali estratti spesso richiedono di essere lavorati ad alte temperature per essere separati da altri materiali “impuri”. In questi processi vengono utilizzate diverse sostanze nocive che, se non sono smaltite correttamente, possono danneggiare persone e luoghi naturali circostanti.
Considerando che spesso queste miniere e raffinerie si trovano in luoghi sperduti ed in paesi non così sviluppati come quelli in cui i materiali estratti vengono esportati, è facile che il rispetto per l’ambiente e per il lavoro delle persone vengano meno.
Questo lungo preambolo era necessario per chiarire come anche la produzione di oggetti piccoli e delicati come gli orologi possa avere un grande impatto sull’ambiente e sulle persone che lavorano lungo la filiera produttiva, molto più lunga e tortuosa che le fasi di assemblaggio di un movimento meccanico.
Ma non disperatevi, comprando un orologio svizzero non diventate automaticamente complici di un processo produttivo inquinante e dannoso per il nostro pianeta. E’ fuori discussione che la lotta al cambiamento climatico e la ricerca di un modello economico-sociale più sostenibile rappresentano una delle grandi sfide di questo secolo, e l’industria dell’orologeria svizzera ne è pienamente consapevole.
Per questo motivo negli ultimi anni, alcuni tra i marchi più celebri dell’orologeria svizzera hanno intrapreso svariate iniziative volte da un lato a sensibilizzare il pubblico di appassionati di orologi a tematiche legate alla sostenibilità ambientale e dall’altro a ridurre l’impatto che la creazione dei loro segnatempo può avere sull’ambiente e sulle persone.
Oggi noi di IWS vi presentiamo 3 iniziative volte alla creazione di orologi più sostenibili, raccontandovi come anche un piccolo gesto, individuale o collettivo che sia, possa fare la differenza.
Tra tutte le case orologiere svizzere Oris merita una menzione speciale. Fondato nel cantone svizzero di Hölstein nel 1904, Oris è un piccolo brand indipendente che è riuscito ad integrare la lotta all’inquinamento nella propria manifattura in un modo decisamente unico e divertente per il pubblico di appassionati.
Come alcuni di voi sapranno, tra i modelli di maggior successo del catalogo di Oris ci sono gli orologi subacquei della linea Aquis, accompagnati anche dai numerosi Diver Sixty-Five. Sfruttando il successo di questi segnatempo e il loro forte legame con le acque dei nostri mari, Oris ha voluto lanciare un messaggio importante al pubblico di appassionati creando alcuni modelli utilizzando anche la plastica raccolta dagli oceani.
Nel 2019 il piccolo brand di Hölstein ha presentato l’Oris Aquis Clean Ocean, un’edizione limitata di 2000 esemplari il cui fondello è stato realizzato con plastiche riciclate. Utilizzando la stessa tecnica, Oris ha successivamente realizzato l’Aquis Date Upcycle, dove la plastica raccolta dagli oceani è stata utilizzata per creare il quadrante.
Ciò che rende questi segnatempo l’emblema di un perfetto connubio tra orologeria e sostenibilità, è il modo in cui la plastica riciclata diventa parte integrante del segnatempo, ottenendo così un nuovo scopo. Realizzando questi segnatempo Oris ha fatto del riciclare la plastica una vera e propria arte, rendendo inoltre ogni esemplare di questi orologi totalmente unico e creando un senso di esclusività negli appassionati che decidono di acquistarli.
La creazione di questi segnatempo è solamente una delle numerose iniziative che Oris ha intrapreso per proteggere le acque dei nostri mari ed oceani e per rendere più sostenibile il processo produttivo dei propri segnatempo. Tra le altre cose, vale la pena ricordare lo slogan “Change for the Better”, che a Hölstein è diventato una vera e propria filosofia aziendale attraverso la quale Oris sta diventando una delle prime case orologiere ad impatto zero in termini di emissioni di CO2. Se volete saperne di più delle iniziative intraprese da Oris contro l’inquinamento ambientale e delle acque dei mari, vi invitiamo a visitare la pagina dedicata sul loro sito web.
Un altra casa orologiera la cui storia e segnatempo sono profondamente legati alle profondità di mari ed oceani è Panerai. Fondata nel 1860 a Firenze, Officine Panerai conosce il suo successo grazie al Radiomir, il primo modello della casa fiorentina, la cui qualità venne immediatamente riconosciuta dalla Marina Militare Italiana che nel 1940 selezionò il Radiomir come segnatempo per i suoi corpi speciali.
Ripercorrendo i principali momenti della storia di Panerai, si capisce come questa casa orologiera sia sempre stata orientata alla ricerca dell’innovazione, tanto che negli ultimi anni alcuni storici appassionati del marchio lo hanno aspramente criticato per essersi allontanato eccessivamente dalla propria tradizione.
Uno degli ambiti in cui Panerai ha cercato di innovare maggiormente i propri segnatempo è sicuramente quello dei materiali. Panerai ha infatti allargato la propria offerta, introducendo numerosi modelli in ceramica, bronzo e persino carbonio. Uno dei materiali protagonisti dell’ultima edizione di Watches & Wonders è stato l’ESteel, presente in tre nuove referenze del marchio fiorentino.
L’ESteel è un nuovo tipo di acciaio composto in gran parte da acciaio riciclato e proveniente dalle manifatture orologiaie della Svizzera. In questo modo Panerai si impegna a ridurre gli sprechi di materiale, realizzando fino al 52% delle casse dei propri segnatempo con acciaio riciclato.
L’ultimo marchio svizzero di cui vogliamo parlarvi è Chopard. Fondato nel 1860 a Sonvilier, Chopard ha riconosciuto l’importanza dell’oro per la creazione dei propri segnatempo (e non solo) e per questo già dal 2018 tutto l’oro utilizzato nella produzione di orologi e gioielli è oro etico.
L’oro etico rappresenta l’oro per il quale è possibile dimostrare che sono stati rispettati elevati standard di qualità in materia ambientale e sociale lungo tutta la filiera estrattiva. In modo particolare, il 40% dell’oro che Chopard utilizza proviene da miniere in Perù e Colombia partecipanti all’iniziativa di Swiss Better Gold Association, un’organizzazione no-profit volta ad incentivare l’implementazione di pratiche sostenibili lungo la filiera dell’oro.
Il restante 60% dell’oro che Chopard utilizza proviene da raffinerie certificate RJC (Responsible Jewellery Council), attraverso le quali viene garantita una migliore tracciabilità dell’oro utilizzato e si limitano gli sprechi di materie prime.
Quelle che vi abbiamo raccontato oggi sono solamente alcune delle iniziative intraprese dai marchi svizzeri per ridurre l’impatto delle loro manifatture sull’ambiente e sensibilizzare il pubblico di appassionati su tematiche legate alla sostenibilità ambientale.
Come potrete notare visitando i siti web dei vostri brand preferiti, quasi tutti hanno una sezione dedicata alla sostenibilità in cui presentano le iniziative intraprese per promuove un modello economico più sostenibile.
Queste iniziative sono assai variegate; c’è chi, come Oris e Panerai, decide di utilizzare materiali riciclati per produrre i propri segnatempo dando nuova vita a materiali ormai scartati, oppure chi decide di ridurre al minimo l’impatto delle proprie attività produttive, utilizzando nelle proprie manifatture solo energia proveniente da fonti rinnovabili, come IWC, oppure ancora chi, come Chopard, decide di monitorare attentamente la filiera produttiva per assicurarsi che le proprie materie prime siano pienamente sostenibili.
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