Ben ritrovati cari appassionati di orologeria! Oggi vi parlerò di un orologio da polso, che al suo lancio ha avuto un successo assoluto, poi col tempo affievolito. Per questo motivo, oggi è abbastanza difficile da reperire e chi colleziona orologi, lo sa bene.
Stiamo parlando del poco conosciuto Omega Dynamic, un orologio, anzi per meglio dire, una serie di orologi, nata verso la fine degli anni ’60 che ha cercato di ritagliarsi un piccolo spazio sul mercato dei segnatempo innovativi.
Per comprendere meglio la filosofia che c’è dietro questi orologi, non possiamo far altro che scorrere all’indietro le lancette del nostro segnatempo della passione e tuffarci nella storia del Dynamic per scoprire il come, il quando e il perchè è nato.
Storia e Design
E’ il 1967, quando il direttore delle vendite di Omega, Rober Forster, dopo varie ricerche e studi, ha un’idea geniale: lanciare un orologio che si adatti alla perfezione al polso e non si avverta mentre lo si indossa.
Grazie al progetto di Raymond Thevenaz, si decide di affidare la creazione della “particolare” cassa all’italiano Fernando Fontana, conosciuto in quel di Varese come “Nando”, un noto imprenditore specializzato in progettazione e fabbricazione di casse per orologi e bracciali.
Nasce così nel 1968 la linea Dynamic di Omega, che caratterizza solamente i modelli Geneve del listino. Il design doveva essere accurato per garantire il successo di questo nuovo modello. Sono stati fatti molti studi riguardo l’ergonomia e sulla lettura del quadrante, cercando di creare una cassa con zone temporali concentriche e sfere a contrasto.
La linea si distingue per la speciale cassa di forma ellittica, progettata per avere un alto livello di comfort al polso. Inoltre, un dettaglio che salta subito all’occhio è l’assenza di anse. Queste sono integrate alla cassa, dando la sensazione che si adagi direttamente sul cinturino.
Un particolare importante di questo orologio è la cassa monoblocco, che permette di accedere al movimento, tramite la rimozione del vetro, ovviamente utilizzando attrezzi specifici.
Siamo nel 1970 e la linea Dynamic lascia il modello Geneve per abbracciare il DeVille, cambiando alcuni dettagli come la lunetta, che ora ha una lavorazione sia lucida (prima era solamente satinata), sia mista, ovvero lucida e satinata.
Nasce, nel 1984, la “seconda generazione” del Dynamic e questa volta per caratterizzare il modello Seamaster. La nuova direzione porterà ad un flop delle vendite e proprio per questo motivo non se ne trovano molti al giorno d’oggi.
Questi modelli Omega Seamaster Dynamic sono subito riconoscibili per le colorazioni non usuali, come ad esempio il rosso, il nero, il dorato e per l’utilizzo, spesso, di cinturini in gomma. La cassa non è più monoblocco di forma ellittica, ma classica e la dicitura “Dynamic” è incisa sul fondello. I movimenti che equipaggiano questi Seamaster Dynamic sono per lo più al quarzo.
Infine, dopo lo scarso successo della seconda generazione, fa la sua entrata in scena la terza generazione denominata solamente Dynamic. Per mantenere alta l’attenzione alla sua leggibilità, si opta per un quadrante di derivazione “Pilot”, con l’introduzione dei numeri arabi, affiancati agli indici a “pallettoni”, anzi, oserei dire a “pallini”. Stiamo parlando della ref.5200.50.00.
Si sceglie di abbandonare i classici cerchi concentrici sul dial per lasciar spazio alla pulizia, senza fronzoli. La scala della minuteria è racchiusa tra due anelli, mentre la lunetta è più sottile a vantaggio del quadrante. Un punto a favore della corona, questa volta più grande, per favorire un cambio di data e ora, più rapido. Invece, per quanto riguarda le sfere, si è preferito lo stile “gladio” al classico stile “foglia” o a “bastoni”, mentre la sfera dei secondi attrae l’attenzione su di essa con la sua colorazione gialla. Insomma, questa volta, nulla è lasciato al caso.
Siamo verso la fine degli anni ’90, quando Omega sceglie di creare un cronografo “entry level” che affianchi lo Speedmaster, con lo scopo di avvicinare la fascia giovanile alla maison. La maison opta per l’evoluzione del Dynamic III, trasformandolo in un vero e proprio orologio da aviatori.
Se il modello classico montava un calibro 1108 automatico, questa versione “chrono” ora monta un calibro 1138 modulare, detto anche “sandwich”. Per i comuni mortali, un calibro modulare è composto da un calibro “solotempo”, unito ad una parte modulare dedicata al cronografo, come a formare appunto, un sandwich. I calibri modulari si fanno notare per la corona disassata rispetto ai pulsanti cronografici, questo perchè le due parti del movimento sono sfalsate.
Complicato competere nel mondo dei cronografi, quando nel proprio listino hai a che fare con mostri sacri dell’orologeria come l’Omega Speedmaster… ed è proprio per questo che non ha avuto il successo sperato. La casa svizzera nel 1997 lancia una versione speciale (tiratura limitata a 1973 esemplari) dell’orologio, per smaltire le numerose casse rimaste in giacenza, dedicandolo alla famosa corsa di endurance italiana, la Targa Florio.
Ora l’aspetto del Dynamic cambia, assumendo una connotazione racing. A cambiare, sostanzialmente, è il quadrante con un font diverso per i numeri bianchi arabi su sfondo nero, la sfera dei secondi (adesso in rosso) e il fondello, con un’incisione in omaggio alla storica corsa italiana.
Considerazioni finali
Sebbene non sia stata molto apprezzata come serie, la “Dynamic” ha lasciato un segno indelebile nella ricerca di soluzioni tecniche, atte a migliorare l’indossabilità e la leggibilità. La terza serie ha puntato molto sulla rinascita del concetto “Dynamic” e ci è riuscita, centrando a pieno l’obiettivo leggibilità, miirando verso uno stile più “militare”.
Peccato per lo scarso successo del modello cronografo, che subì l’influenza del pensiero “vorrei ma non posso”, sovrastata dal fratello maggiore Speedmaster, che da sempre attira attenzione e fascino su di sè.
Ad oggi, il cronografo “Dynamic” sta entrando nel mirino di molti collezionisti, diventando un unicorno dell’orologeria, soprattutto la serie limitata Targa Florio. Anche se possiamo dire che il mercato permette ancora di accaparrarselo ad un prezzo ragionevole.
E voi, cosa ne pensate? Lo acquistereste?
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