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Exaequo Softwatch, l’orologio di Salvador Dalì

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02 Maggio 2021
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Se Salvador Dalì fosse vivo, non avremmo dubbi sul fatto che indosserebbe un Exaequo Softwatch come solo ed unico orologio.

Perché? Beh, se non vi pare ovvio guardandolo, arrivati alla fine dell’articolo sono certo che mi darete ragione.

Pronti a scoprire qualcosa che non vi aspettavate?

La storia dell’Exaequo Softwatch

Salvador Dalì era un visionario, un genio, in assoluto il mio pittore preferito (ma questo è irrilevante). Se c’è qualcosa per cui tutti lo conosciamo o lo abbiamo in mente, sono i suoi “orologi sciolti”.

Mi piace chiamarli in questo modo, ma so che in tanti li conosciamo come orologi molli, e qualcuno anche come “Persistenza della Memoria”, il reale titolo del quadro a cui mi sto riferendo.


La Persistenza della Memoria

Questo capolavoro, custodito al MOMA, ha una genesi tutta particolare, che merita di essere conosciuta. La racconta l’artista, ed ho ritenuto giusto condividerla con voi di seguito:

© Fundació Gala – Salvador Dalí

“E il giorno in cui decisi di dipingere orologi, li dipinsi molli. Accadde una sera che mi sentivo stanco e avevo un leggero mal di testa, il che mi succede alquanto raramente. Volevamo andare al cinema con alcuni amici e invece, all’ultimo momento, io decisi di rimanere a casa. Gala, però, uscì ugualmente mentre io pensavo di andare subito a letto. A completamento della cena avevamo mangiato un camembert molto forte e, dopo che tutti se ne furono andati, io rimasi a lungo seduto a tavola, a meditare sul problema filosofico dell’ipermollezza posto da quel formaggio. Mi alzai, andai nel mio atelier, com’è mia abitudine, accesi la luce per gettare un ultimo sguardo sul dipinto cui stavo lavorando. Il quadro rappresentava una veduta di Port Lligat; gli scogli giacevano in una luce alborea, trasparente, malinconica e, in primo piano, si vedeva un ulivo dai rami tagliati e privi di foglie. Sapevo che l’atmosfera che mi era riuscito di creare in quel dipinto doveva servire come sfondo a un’idea, ma non sapevo ancora minimamente quale sarebbe stata. Stavo già per spegnere la luce, quando d’un tratto, vidi la soluzione. Vidi due orologi molli uno dei quali pendeva miserevolmente dal ramo dell’ulivo. Nonostante il mal di testa fosse ora tanto intenso da tormentarmi, preparai febbrilmente la tavolozza e mi misi al lavoro. Quando, due ore dopo, Gala tornò dal cinema, il quadro, che sarebbe diventato uno dei più famosi, era terminato”.

Salvador Dalì

La Disintegrazione della Persistenza della Memoria

La precedente, tra le opere più note del pittore, non è però l’unica a presentare orologi. Esiste almeno un altro quadro, ed è proprio questo, benché possa sembrare strano, ad aver ispirato la genesi dell’Exaequo Softwatch.

Che sia stato per distinguersi, non essere banali, o che la storia fosse davvero questa, a noi poco interessa. Ciò che invece ci importa, è il fatto che questo secondo quadro sia stato d’ispirazione per l’orologio che oggi stiamo vedendo.

Che io sappia, questo quadro non si discosta di molto dal precedente, essendone una reinterpretazione. Quello che però possiamo vedere dal quadro, è l’orologio più a destra, che ricorda proprio l’Exaequo Softwatch.

© Fundació Gala – Salvador Dalí

Exaequo Softwatch “Salvador Dalì”: L’inizio

Non siamo del tutto sicuri di come sia andata, ma dopo una ricerca il più accurata possibile, siamo riusciti a datare il primo prototipo di Softwatch al 1989. Si può leggere in giro che in questo anno, durante Baselworld, esistesse già l’idea ed addirittura qualche prototipo… Questa data è cruciale, poiché significherebbe che gli orologi siano apparsi, se non al pubblico, almeno agli addetti ai lavori, mentre l’artista era ancora in vita.

Dovete infatti sapere che i Softwatch venivano venduti direttamente nel Museo Dalì a Figueres, luogo magico ed estroso tanto quanto le forme di queste casse. Questo ci suggerisce che l’artista sia stato coinvolto nel processo creativo, o quantomeno approvasse gli orologi a tal punto da accettare di venderli all’interno del museo.

Se tutto questo fosse quindi realtà, si potrebbe dire che l’Exaequo Softwatch sia l’unico orologio realmente approvato (e forse anche in parte pensato) da Salvador Dalì.

Contrariamente a questo, la garanzia riporta come data il 1990, anno in cui Philippe Muller trova l’ispirazione e crea l’orologio. Non sappiamo quanto le storie che abbiamo trovato ed ascoltato combacino o meno, e quale sia la reale versione. Per dovere di cronaca, poi, è bene ricordare che l’azienda fallì nei primi del Duemila, e con essa naufragò anche il Softwatch. Apparentemente, ai vertici dell’azienda stava un Italiano, benché la sede fosse a Ginevra e sulla garanzia compare un nome a noi foresto. Ma che vita sarebbe senza un po’ di mistero?

Exaequo Softwatch “Salvador Dalì”: L’orologio

Cosa ci salta all’occhio, subito? Penso sia ovvio: la forma della cassa. È sicuramente la cosa più caratteristica e che più contraddistingue questi Softwatch. Con una lunghezza di circa 47mm ed una larghezza massima di circa 27mm, potrebbe sembrare molto grande, ma in realtà, per via della leggera curvatura, risulta molto ergonomico e portabile, anche da polsi piccoli come il mio.

La forma della cassa ricorda, ovviamente, un orologio molle, o “ipermolle”, quasi come fosse un ovale schiacciato nel mezzo. Rigidamente asimmetrico e con un dettaglio non da poco: parliamo di casse monoblocco, con un vetro-plastica sagomato , molto particolare.

Ma ci sono una lunga serie di altri particolari a farla da padrone, ed ora li andremo a vedere!

Exaequo Softwatch “Salvador Dalì”: Il quadrante

Cominciamo dal quadrante. I numeri, generalmente romani, sono “esplosi”. Si parlava di numeri esplosi negli orologi degli anni ’20, così come in alcuni Franck Muller. Questa volta però è diverso: se nei numeri esplosi troviamo semplicemente una forma allungata/allargata, sull’Exaequo Softwatch invece vediamo come i numeri seguano l’andamento della cassa. Basta guardare al quattro o al cinque per notare il modo in cui si adattano alle curve sinuose della cassa.

Se guardiamo poi alle scritte, possiamo avere diverse varianti. Nel dettaglio, possiamo avere (come non avere) questi elementi:

– Scritta Exaequo al sei

– Scritta Softwatch al dodici in orizzontale

– Scritta Softwatch al quattro in verticale

– Firma di Dalì al 12

Troviamo anche alcune versioni interamente prive di scritte. Inizialmente abbiamo pensato fossero dei prototipi, ma col passare del tempo credo semplicemente fossero i primi.

Exaequo Softwatch “Salvador Dalì”: Le versioni

I vari Softwatch differiscono anche per altri particolari, che li rendono più o meno rari.

Se guardiamo alle differenze sostanziali, la prima è la misura della cassa, che si può trovare, per le versioni “grandi”, oltre ai canonici 47mm, anche di 45mm e di circa 49, mentre di circa 40mm sulle varianti più piccole, forse pensate per il pubblico femminile.

Il secondo dettaglio sono i numeri: accade infatti che esistano Exaequo Softwatch con numeri arabi, sempre simil-esplosi. In questa variante, possiamo dire che troviamo Softwatch un po’ più rari.

Se guardiamo al lato cromatico, invece, notiamo quattro diverse varianti di cassa: oro giallo, oro rosa, argento e rame. Ovviamente parliamo di casse placcate, con un trattamento che sembrerebbe essere spesso e molto resistente all’uso. Almeno questa è la mia esperienza finora.

I quadranti hanno poi colori ben coordinati con le casse. Nel mio percorso ho trovato infatti Softwatch con quadrante dorato, bianco, argentato, color salmone, grigio/nero e, dulcis in fundo, blu. Questi ultimi due, senza dubbio, sono i più rari in assoluto.

(Esistono anche delle versioni da tavolo, perché il collezionismo non conosce limiti…)

Exaequo Softwatch “Salvador Dalì”: Il movimento

Ovviamente (purtroppo) parliamo di un movimento al quarzo, unica vera pecca di questo orologio. Sebbene il mio orologiaio lo abbia definito un buon quarzo, di qualità ed affidabile, ed io non ricordi il calibro esatto, si perde molto fascino ahimè. La gioia del ticchettio e della meccanica fanno molto, soprattutto su orologi di questo tipo.

Una parte che apprezzo, anche se rende difficoltosa la sostituzione della batteria, è, come detto prima, la cassa monoblocco. Questo fa sì che l’estrazione del movimento debba avvenire tramite la rimozione del vetro. Complica le cose, è vero, ma l’effetto che crea è veramente giusto.

Exaequo Softwatch “Salvador Dalì”: Il corredo

Veramente raro e poco noto è il corredo del Softwatch, difficilissimo da trovare in accompagnamento agli orologi.

Partiamo dalle due cose più semplici ed, a mio avviso, più suggestive: cinturino e fibbia. Il cinturino è in pelle stampata coccodrillo, ma la bellezza sta nel finale del lato lungo. Questa parte, così come la fibbia originale dell’Exaequo Softwatch, è molto ispirata a Dalì, ed infatti riprende le forme sinuose della cassa.

Dopo circa 30 anni i cinturini tendono a rompersi, ma sono un accessorio davvero grazioso da avere. 16mm per i modelli grandi e 14 per i piccoli, se qualcuno si stesse chiedendo le misure.

Il corredo è poi completato da una scatola di cartone che riporta nome e disegno dell’orologio, al cui interno troviamo una parte sagomata per riporre l’orologio e due libretti. Il primo, semplice, riporta nome e numero, oltre ad altre informazioni che vedete in foto. Il secondo, più dettagliato, riporta invece anche la storia e l’opera.

Exaequo Softwatch “Salvador Dalì”: L’importanza e la popolarità

Ciò che fa dell’Exaequo Softwatch un oggetto del desiderio, è l’incontro di più punti di forza.
Primo tra tutti il fascino e l’estetica, che proiettano l’orologio dritto nel mondo dell’arte, rendendolo ben più di un semplice segnatempo.

Si aggiunge a questo un’ottima qualità ed un ottimo prezzo. La sfiziosità di avere al polso un oggetto che sta a cavallo tra arte ed orologeria, sotto i 1.000€, rendono l’Exaequo Softwatch un vero e proprio must have per il collezionista estroso. Dalì ovviamente gioca un ottimo assist, tanto che ad oggi potrebbero essere definiti orologi rari.

Exaequo Softwatch “Salvador Dalì”: Una storia di fama

Oltre a me e quattro scappati di casa pieni di gusto, l’Exaequo Softwatch di Dalì ha avuto anche proprietari illustri, ben due mi sono noti.

Il primo fu Jerry Lewis, comico americano, che possedeva un Softwatch classico, oro giallo su quadrante bianco e cinturino verde, venduto online all’asta.

La seconda storia, ben più interessante, riguarda Geoff Emerick, ingegnere del suono che lavorò con i Beatles. Se questo non bastasse, l’orologio (battuto all’asta per 3.500$), fu regalato allo stesso da Paul McCartney, il quale lo personalizzò con un incisione. La storia, contenuta nel biglietto di dedica, spiega come il musicista sia stato aiutato da Geoff Emerick nel dimostrare al mondo che non era morto, e che l’orologio fosse un dono per ringraziarlo del supporto.

Su questo secondo orologio, con stessa configurazione del precedente, troviamo però invece un bracciale elastico, ottima idea per portarlo d’estate!

Exaequo Softwatch “Salvador Dalì”: I brutti anatroccoli

Accanto ai meravigliosi Softwatch che vi ho mostrato, troviamo altri due modelli, simili per ispirazione ma non per piacevolezza estetica, a mio avviso.

Il primo è simile ai precedenti, ma con cassa a scalino e proporzioni cambiate (successivo, per altro), mentre il secondo presenta un’altra forma. Questa, sebbene forse più Daliniana ed ipermolle, è tuttavia meno appagante al polso, e risulta più strana che bella, ma per dovere di cronaca, eccola qua!

E, sulla cassa classica, è un dovere ricordare anche le versioni “Dipinte”. Queste presentano su quadrante e cinturino scene di quadri famosi del pittore. Suggestivi, evocativi, ma (a mio avviso) osceni. Ne apprezzo l’idea, ma sfociano purtroppo nel souvenir, perdendo l’allure di cui questo orologio gode. Ma, come sempre, dovere di cronaca…

Exaequo Softwatch “Salvador Dalì”: Vorrei ma non posso?

Oltre ad una buona dose di oggetti mal fatti, nel tentativo di emulare gli orologi molli di Salvador Dalì, ne esistono alcuni davvero ben riusciti, che però hanno un distinto intento. Stiamo parlando, in particolare, del Crash di Cartier, che trovate qui.

Questo orologio, da molti messo in paragone col Softwatch, non si muove però nella stessa direzione. È infatti stato reso pubblico dalla maison e da altri che l’intento non fosse quello di strizzare l’occhio a Dalì, e come tale, sebbene ricordi il Softwatch nell’asimmetria, non può essere messo sullo stesso piano logico.

Tuttavia, possiamo dirlo, il Softwatch può essere visto come un’anticamera del Crash, come qualcosa di godibile a pieno non avendo 60.000€ o più. Inoltre, per circa 1000€, anche perderlo o esserne derubati, rappresenta una minaccia relativa, se pensiamo al valore degli orologi che solitamente vengono rubati.

Spero di essere stato utile, esaustivo ed interessante per tutti voi, finalmente la storia di questi pezzi è pubblica ed è stata raccontata per intero.

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