Esistono numerosi aneddoti legati ai segnatempo militari che oggi consideriamo “storici”. Tra questi, noi di IWS ne abbiamo scelto uno da raccontarvi. Tratteremo di una collezione di orologi, la cui storia li ha resi ad oggi particolarmente ricercati e desiderati: stiamo parlando dei Dirty Dozen.
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L’ambiente militare ha sempre avuto una grande influenza sul mondo degli orologi: alcune delle più importanti innovazioni in ambito orologiero sono state sviluppate proprio per rendere segnatempo comuni adatti ad essere usati sul campo di battaglia.
Un esempio è la funzione flyback, che permetteva agli aviatori di ridurre gli errori di rotta dovuti al tempo necessario per fermare, azzerare e far ripartire il cronografo.
Un segnatempo affidabile, resistente e leggibile era necessario durante le operazioni militari: a tal proposito veniva richiesto alle manifatture migliori di produrre orologi all’altezza, degni di servire ed essere vissuti nelle condizioni più disagevoli, che solo le battaglie e le guerre sanno portare.
La nascita dei Dirty Dozen Watches
Siamo in piena Seconda Guerra Mondiale: in quegli anni gli orologi da polso sono accessori estremamente diffusi, molto di più rispetto al conflitto mondiale precedente.
L’orologeria ha vissuto un’importante evoluzione, sia nella tecnica che nell’estetica, portando a forme e a caratteristiche a noi più familiari grazie alla nascita di numerose case orologiere, ognuna con i suoi standard qualitativi e la sua estetica.
Il mondo militare, però, necessitava di numerosi orologi caratterizzati da criteri comuni a tutti, in modo da poter fornire segnatempo di qualità, standardizzati secondo precise specifiche, e quindi facilmente sostituibili e rimpiazzabili da altri, nel caso in cui si rompessero.
L’allora Ministero della Difesa inglese dichiarò gli orologi “civili” del tempo non adatti ad essere usati in battaglia. A tal proposito venne stilata dallo stesso MoD (Ministry of Defense) una lista di caratteristiche, dei veri e propri “canoni” che gli orologi dell’esercito inglese dovevano rispettare per essere considerati idonei.
Gli orologi militari inglesi dovevano possedere:
- Un quadrante nero, con indici luminescenti a numeri arabi in stile ferroviario, con secondi a ore 6;
- Lancette delle ore e dei minuti luminescenti;
- Un movimento da 15 rubini, con un diametro compreso tra le 11.75 e le 13 ligne (da 26.5 a 29.33 millimetri);
- I movimenti dovevano essere regolati al grado di cronometro in diverse condizioni e posizioni;
- Una cassa in acciaio, resistente agli urti, non lucida, resistente all’acqua grazie ad una corona di buone dimensioni, affidabile e facilmente azionabile;
- Un vetro Perspex infrangibile e antiurto;
Il Regno Unito inviò degli esaminatori ufficiali in Svizzera, al fine di individuare le manifatture in grado di soddisfare gli standard qualitativi richiesti.
Dodici maison vennero scelte come qualificate per produrre gli orologi militari dell’esercito inglese: Buren, Cyma, Eterna, Grana, Jaeger–LeCoultre, Lemania, Longines, IWC, Omega, Record, Timor e Vertex; da qui il nome “Dirty Dozen Watches”.
Oltre alle caratteristiche sopra citate, i Dirty Dozen Watches sono riconoscibili anche grazie ad una serie di incisioni e di simboli: uno di questi è il British Broad Arrow (visto di recente sull’Omega Seamaster 300m James Bond), un simbolo in uso da più di quattrocento anni, applicato su qualsiasi arma, accessorio o dotazione dell’esercito inglese, assegnandone appunto la proprietà al Regno unito. Questo simbolo è posto sul quadrante, sul fondello e internamente alla cassa.
Inoltre, erano incisi sul fondello sia l’acronimo W.W.W. (no, non World Wide Web ma Watch Wristlet Waterproof), che i due codici seriali dell’orologio: quello militare è preceduto da una lettera maiuscola, mentre quello civile è posto al di sotto del precedente oppure all’interno del fondello.
Ognuna delle dodici manifatture fornì all’esercito inglese diverse quantità di orologi, in base al proprio potere produttivo: si stima che circa 150.000 orologi vennero consegnati al Regno Unito.
Case come Cyma, Omega e Record riuscirono a produrre ognuna tra le 20.000 e le 25.000 unità circa; Buren, Lemania, Timor e Vertex produssero un quantitativo di orologi compreso tra i 10.000 e i 15.000 pezzi.
Eterna, JLC, Longines e IWC riuscirono solamente soddisfare una produzione di circa 5.000-8.000 orologi. Queste differenze di produzione tra le varie maison definiscono oggi la “rarità”, nonché desiderabilità, dei singoli orologi. Tra tutti, infatti, il più di difficile da reperire è il Grana, con una produzione di sole poche migliaia di unità (< 5.000).
I Dirty Dozen Watches: il collezionismo
I Dirty Dozen Watches sono a tutti gli effetti una collezione di notevole importanza, molto difficile da completare. Oltre al valore storico intrinseco di questi orologi, è necessario tenere conto dell’originalità dei segnatempo in ogni parte.
Non è infatti difficile trovare in questi orologi parti sostituite e non autentiche, anche all’interno del movimento: in caso di necessità, al tempo si ricorreva a tutto ciò che fosse disponibile per rimettere in sesto l’orologio, compreso l’utilizzo di componenti e ingranaggi compatibili ma non originali.
Trovare quindi tutti e dodici gli orologi, in ottime condizioni, completamente originali è un’impresa ardua: si stima che circa una ventina di collezionisti al mondo siano riusciti a completare la serie.
In conclusione…
I Dirty Dozen Watches sono una importante tappa della storia dell’orologeria, una serie dal grande valore storico, che merita di essere ricercata e tramandata. Ognuno degli orologi ha una sua personalità e un suo carattere, pur essendo dettati da canoni comuni a tutti i dodici segnatempo.
È interessante come ogni maison abbia cercato di personalizzare in modo unico il proprio orologio: dal design della cassa, alla forma delle lancette, ogni Dirty Dozen Watch è inimitabile, quindi meritevole di entrare a far parte della storia dell’orologeria.
Per capire come e in che modo le lancette e la cassa possano variare:
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Noi di IWS non possiamo che essere compiaciuti di avervi raccontato la storia di questa importante famiglia di orologi, autentica dimostrazione -come molte altre- di come l’orologeria abbia servito e affiancato con successo l’uomo anche nelle condizioni più difficili.
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