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L’importanza della cassa di un orologio: da Borgel ad Hagermann e Vichet

DATA
05 Luglio 2021
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La cassa di un orologio rappresenta sicuramente il punto di unione tra l’arte orafa e quella orologiaia, definisce il tratto distintivo dell’oggetto che portiamo al polso, la sua funzionalità, ne protegge il movimento, e conferisce il carattere ricercato al suo portatore.

Spinti dalle esigenze del pubblico le case produttrici hanno dato vita negli anni a molteplici modelli che ancora oggi si mantengono nella natura che li contraddistingue.

Esaminando infatti i tratti distintivi delle maisons, si nota come le forme delle casse, nonostante alcune modifiche dettate perlopiù dalle innovazioni tecniche e dalle mode, abbiano conservato nel tempo il carattere del casato di produzione, conferendo agli oggetti specifiche identità apprezzate e riconosciute dal mercato.

Lo stile di Patek Philippe ad esempio, si presenta nei suoi pezzi con fatture ben distinte che richiamano eleganza e classicità.

Lo stesso possiamo affermare di Rolex, che ha fatto della cassa oyster un vero e proprio simbolo di robustezza, armonia ed eleganza.

I componenti della cassa

Procediamo per gradi ed iniziamo a richiamare quelli che sono i componenti principali che la costituiscono.

Partiamo dalla lunetta, un anello fissato anteriormente alla cassa nel quale viene inserito il vetro. Può presentarsi in diverse fattezze, liscia, smussata, zigrinata, mono e bi direzionale. I materiali utilizzati vanno dall’oro alla ceramica passando per l’acciaio. 

In seconda battuta troviamo la carrure, madre del movimento e del quadrante. Le più diffuse sono la cassa carrè, la tonneau, la rettangolare, la triangolare e la tortue, molto in voga nei decenni scorsi.

Nonostante attualmente l’opzione più diffusa verta sull’acciaio, indiscutibilmente il materiale più resistente agli urti, ai fenomeni di corrosione e all’ossidazione, come per la lunetta, i materiali utilizzati per la realizzazione sono i più disparati: tutte le tipologie di oro, il titanio, il platino, la ceramica, materiali ibridi e perfino il legno in alcuni modelli.

Situato nella parte inferiore della cassa c’è il fondello, che ricopre una funzione determinante dell’orologio. Deve infatti risultare di facile estrazione per le operazioni di manutenzione e al contempo fornire ermeticità all’oggetto, costituendone un principale elemento di solidità. Sono tre sostanzialmente le tecniche di fissaggio del fondello: a pressione, a vite, oppure, nei modelli professionali più preziosi, mediante applicazione di viti filettate alla carrure. In genere i materiali utilizzati seguono la linea dell’orologio, anche se si trovano frequentemente fondelli in vetro o altri metalli.

Il pensiero

Fatta doverosa descrizione dei componenti che concepiscono la cassa, emerge subito la forte correlazione tra la funzionalità e la fattura dell’oggetto che lo diversifica rendendolo unico, creando così un forte legame tra il portatore e l’orologio stesso. 

In accordo a questo pensiero è Jean-Pierre Hagmann. Ampiamente conosciuto per le sue realizzazioni identificabili dal marchio JPH all’interno delle casse, Hagmann ha lavorato per quasi tutti i principali marchi di orologi: Rolex, Audemars Piguet, Longines, Jaeger-LeCoultre, Gerald Genta, marchi dell’orologeria indipendente degli anni 90 come Franck Muller e Svend Andersen, soffermandosi principalmente sui design di Patek Philippe.

Le casse Hagmann

Per Hagmann la funzione principale della cassa, tenuto conto delle considerazioni estetiche, è quella di offrire protezione secondo l’utilizzo che si fa dell’orologio. Il design dunque viene considerato come un esempio di forma che segue la funzione dell’oggetto. Secondo Hagmann, un buon produttore di casse non può costruire senza comprendere lo spirito del marchio, tantomeno può prescindere dalla capacità di immedesimarsi con il cliente.

Pensiero pratico è quello di François Borgel, inventore di talento e padre della cassa impermeabile, il cui brevetto, depositato nel 1892, è riconosciuto come il primissimo tentativo di rendere gli orologi resistenti a polvere e umidità. Spinto dalla natura pratica e dalla tendenza del mercato, orientato verso orologi più robusti, da indossare in situazioni meno formali, Borgel dedicò gran parte della sua attività alla costruzione ed allo sviluppo di casse innovative, dedicate a precisi scopi e funzioni.

Primi ad adottare la cassa a vite Borgel furono Longines e IWC. A seguito della scomparsa, sebbene l’attività fu ceduta nel 1924 alla famiglia Taubert di Le Locle, che la portò avanti fornendo molti produttori tra cui Patek Philippe e Vacheron Constantin, è singolare notare come le casse prodotte rimasero comunque punzonate dal marchio François Borgel, indubbiamente di maggiore appeal, sinonimo di resistenza e qualità.

Marchio identificativo de le casse boggle

Differente interpretazione è quella di Emile Vichet, illustre cassaio attivo nel XX secolo, riconosciuto per le sue anse ad artiglio, tipicamente allungate e ricurve verso il basso. Innovazione senza preoccuparsi del mercato e mettere in discussione i criteri classici di costruzione, spingono Vichet alla realizzazione di pezzi unici.

Siamo di fronte ad un modello di costruzione alimentato da parametri differenti rispetto alla capacità di immedesimarsi con il cliente cara ad Hagmann, ed altrettanto distante dall’approccio tecnico scientifico di Borgel. Ancora oggi, nonostante la cessata attività di Vichet negli anni sessanta, la sua memoria è riconoscibile in numerosi design moderni come il Chronometre Contemporain Akrivia.

A unique Serpico Y Laino Patek Philippe reference 2499 | Christie's

casse Vichet

L’evoluzione tecnica negli anni

Dettate da concrete esigenze, oppure semplicemente dall’aspirazione di creare oggetti maggiormente particolari ed esclusivi, si contano negli anni molteplici variazioni tecniche sul tema.

Con buona certezza possiamo datare l’inizio delle innovazioni nel primo decennio del 900, periodo all’interno del quale, i mastri cassai cominciano a stravolgere i canoni standard di costruzione della cassa. Nonostante il gusto dell’epoca prediliga orologi rotondi, Cartier si spinge oltre i confini con la produzione del Santos nel 1904, di forma quadrata, ed il Tank nel 1917, dalla forma rettangolare.

Doveroso citare tra i cambiamenti più determinanti, l’adozione della cassa tonneaua partire dai primi decenni del 900. Tale design che si sviluppa attraverso una forma a botte della carrure, rompe definitivamente la solennità della forma nell’alta orologeria, ponendosi come alternativa molto elegante nei dresswatch nobili.

Un’esigenza funzionale che ha mosso la ricerca e lo sviluppo delle case produttrici, è senza dubbio l’impermeabilità. Sulla base dei brevetti di Borgel. infatti, parte una vera e propria corsa alla realizzazione di una cassa completamente resistente all’acqua, in funzione a precise profondità e pressioni.

È il 1926 quando Rolex introduce la cassa oyster. Riconosciuta come prima veramente impermeabile, la cassa oyster apre le porte ad un concetto di orologeria moderna, dove il design si fonde con la garanzia di funzionalità e resistenza.

La cassa Oyster - L'arte dell'orologeria Rolex

Altrettanto apprezzate per le loro linee raffinate e semplici sono le casse ultrapiatte. Racchiudendo in pochi millimetri di spessore il movimento e il quadrante, sono sinonimo di comodità ed eleganza. A partire dagli anni 60 la corsa allo spessore, è stata materia preferita di Jaeger-LeCoultre e Piaget. Quest’ultimo, con la realizzazione del movimento ultrasottile calibro 9P, di spessore circa 2 millimetri, rende definitivo il concetto di cassa ultrapiatta. 

Affrontando l’argomento dimensioni, è di fondamentale importanza la questione inerente al diametro delle casse. Nonostante le inclinazioni del mercato avessero dettato fino ad allora diametri non più grandi di 40 millimetri, è doveroso segnalare, nei primi anni 90, la virata verso Panerai ed i suoi segnatempo caratterizzati da diametri generosi, da 44 fino a 48 millimetri.

I materiali

Richiamando l’importanza della costruzione della cassa, non possiamo esimerci dall’affrontare la questione materiali. Per la sua caratteristica di mantenimento nel tempo ed inossidabilità, il materiale più utilizzato fino ai primi anni 20 era l’oro.

Sebbene la definitiva consacrazione avvenga anni più avanti, la nascita dell’acciaio inossidabile nel 1913 segna il vero punto di svolta in materia di costruzione, aprendo le porte allo sviluppo di nuovi materiali e tecniche di assemblaggio. 

Oltre ai più preziosi oro e platino, ed appunto all’acciaio inossidabile, citiamo l’utilizzo dell’alluminio, noto per la sua leggerezza, del carbonio per la sua solidità, della ceramica per la sua resistenza ai graffi, dell’ottone per la sua economicità e del titanio sia per il suo peso, due volte inferiore all’acciaio, che per la sua grande capacità di resistere alla corrosione, motivo per cui è spesso impiegato nella fattura di subacquei ultra sportivi. 

Mossa originale ed alquanto accattivante, a dimostrare secondo noi la volontà di Tudor di staccarsi dall’immagine di Rolex, è il lancio da poco avvenuto di un Black Bay 58 interamente concepito in bronzo. Realizzato fondendo rame e stagno, questo materiale offre buona resistenza e grande facilità di lavorazione.

Conclusioni

Elencati i componenti che costituiscono la cassa, espresso il pensiero di tre mostri sacri del settore, fatta chiarezza sull’evoluzione della forma e dei principali materiali utilizzati, siamo concordi nell’affermare quanto la metodologia di costruzione non possa distrarsi dalle regole del design e dallo spirito di innovazione, attribuendo però grande attenzione a tutti gli aspetti tecnici specifici stabiliti dall’utilizzo che si fa dell’oggetto.

In conclusione, che siano imposte da determinate circostanze pratiche, oppure suggerite semplicemente dall’obiettivo di rendere l’oggetto più particolare e desiderato, ognuna delle filosofie e tecniche di costruzione della cassa hanno reso possibile il raggiungimento di frontiere di progettazione inimmaginabili dalle quali ci aspettiamo ulteriori interessanti sviluppi in futuro.

Autore: Jacopo Invernizzi

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