Search
Close this search box.

La scheletratura e l’arte di saper togliere

DATA
20 Maggio 2020
CONDIVIDI SU
Facebook
WhatsApp

tabella dei contenuti

La scheletratura, ovvero l’asporto di parti metalliche superflue dal movimento, è una pratica che al giorno d’oggi conosciamo bene poiché proposta in moltissimi orologi, dai più economici ai più esclusivi.

Affonda però le proprie radici alcuni secoli addietro e fino a qualche tempo fa non era una tecnica così facile da realizzare come ora.


Le origini

La scheletratura nacque intorno alla metà del 1700, precisamente nel 1760, quando l’orologiaio francese André-Charles Caron costruì il primo orologio da tasca con il ponte del bilanciere lavorato e inciso, usando il proprio cognome come motivo decorativo. (Nella foto)

Tale soluzione venne adottata per consentire all’utente di vedere il meccanismo interno all’orologio e, naturalmente, anche per motivi estetici e di personalizzazione.

Sebbene questa inusuale tecnica non fosse estesa a tutto il movimento, quello fu il primo approccio a ciò che negli anni si è evoluto fino a diventare la scheletratura dei giorni nostri.

André-Charles Caron venne successivamente seguito nella realizzazione di questi particolari segnatempo dall’allievo e cognato Jean-Antoine Lèpine.

Questo talentuoso orologiaio francese, però, non divenne famoso per la scheletratura.
Ebbe, invece, un’importanza fondamentale nella storia dell’orologeria grazie a svariate invenzioni, una tra tutte il Calibro Lèpine, cioè la suddivisione del movimento in ponti che tutt’ora viene utilizza.


La diffusione

La scheletratura, tuttavia, non diventò immediatamente così popolare fino agli anni ’60 dove, in piena crisi del quarzo, tutta l’orologeria svizzera dovette giocare ogni carta a disposizione per cercare di risollevare il settore.

In questo periodo furono molti i brand che investirono nello sviluppo di questa tecnica sostenendo che, grazie ad un quadrante “aperto” e al movimento a vista, l’utente potesse rendersi conto della qualità e del lavoro che si celava dietro la realizzazione di un movimento meccanico.

Breguet Classique Tourbillon Squelette Extrapiatto ref.5395

Complessità, rischi e differenze

La scheletratura, in breve, consiste nel prendere il movimento di un orologio ed asportare più parti metalliche possibili.
Si assottigliano i componenti quali ponti, ruotismi e platine, fino a ricavare un movimento composto dalle sole parti necessarie al corretto funzionamento.

È facile capire come questa pratica comporti vari rischi e complessità di natura meccanica ed estetica.

La parte più complessa sta nell’abilità dello scheletratore di riuscire a calibrare al millimetro le parti di metallo da asportare. Per il corretto funzionamento del movimento gioca un’importanza fondamentale la distribuzione dei pesi, messa ovviamente a dura prova dalla volontà di sottrarre più materiale possibile.

Questo, fino all’avvento delle odierne tecnologie, richiedeva lunghissimi periodi di prove e studio per gli artigiani, rendendo la realizzazione degli orologi scheletrati un processo particolarmente lungo. È anche per questo motivo che risulta raro trovare orologi da polso scheletrati nella prima metà del novecento.

La scheletratura ha funzione solamente estetica e, come dicevamo, consente all’utente di poter conoscere quali prodezze meccaniche avvengono dentro un orologio meccanico.

Qui però sorge un ulteriore criticità: il movimento, essendo completamente visibile anche all’interno, deve essere curato nei minimi dettagli, rifinito in maniera minuziosa e nessun componente deve essere lasciato al caso.

Probabilmente per questo motivo si sviluppò, oltre alla “semplice” asportazione del metallo in eccesso, anche tutto un lavoro di incisione che caratterizza molti degli orologi scheletrati e che in numerosi casi è effettuata a mano, con lima, bulino e molta pazienza. È per questo che, se acquistate un orologio scheletrato, è bene sceglierne uno con un alto livello di finiture.

Blancpain calibro 1333SQ

Nonostante ancora oggi molti degli orologi scheletrati, specialmente quelli di fascia più alta, siano realizzati e decorati completamente a mano, la tecnologia ha portato diverse innovazioni anche in questo campo.

Per esempio, un grosso passo è stato fatto grazie allo sviluppo di software che consentono sia il calcolo del massimo materiale asportabile senza arrecare danni al movimento sia la produzione dei componenti già “ridotti all’osso”. Viene così ridotta l’esigenza di ore-uomo, potendo ottenere orologi (apparentemente) già scheletrati.


L’utilizzo dei ponti di Richard Mille

La tecnologia ha reso possibile anche la nascita di un altro tipo di scheletratura: quella di Richard Mille, poi ripresa da altri brand.

Richard Mille, brand nato nel 2001 (trovi qui la storia), ha sempre ritenuto fondamentale, sia per una questione di contenimento dei pesi, sia per una questione estetica, l’utilizzo di movimenti scheletrati.

In molti dei calibri, le platine sono state abbandonate, sostituite da un sistema di ponti (chiaramente molto sottili e vuoti) che da solo riuscisse a sostenere gli organi del movimento.

Questa innovazione, oltre alle varie altre accortezze tecniche riguardanti i materiali, rese Richard Mille un pioniere nell’ambito degli orologi sportivi super-leggeri.

In alcuni orologi i ponti sono addirittura sostituiti da un sistema di tiranti in titanio che, letteralmente, tengono in trazione il movimento rendendolo resistente ad urti e shock.


Vediamo ora alcuni dei modelli che incarnano al meglio l’arte della scheletratura .


Santos de Cartier Skeleton

Nell’ultimo periodo Cartier è sicuramente tornata alla ribalta tra i collezionisti di orologi. I modelli storici, prettamente vintage, si possono vedere indossati dai più grandi personaggi, dallo spettacolo alla politica.

Questo orologio, presentato nel 2018, è una delle evoluzioni del leggendario Santos, orologio ideato da Cartier per l’amico aviatore Alberto Santos Dumont nei primi anni del 1900.

Presenta una cassa con 38x38mm di lato, classico cinturino Cartier e distinguibile corona con zaffiro cabochon tronco che riprende il colore blu delle lancette.

Il movimento di manifattura è il calibro manuale 9611MC visibile grazie alla scheletratura dei ponti che raffigurano i tradizionali numeri romani Cartier e rende l’orologio riconoscibile al primo sguardo.


Vacheron Costantin Ripetizione Minuti Squelette Les Cabinotiers

Ideato e  sviluppato da Les Cabinotiers, il reparto di alta orologeria di Vacheron Costantin (qui la storia), questo segnatempo mozzafiato prende vita nel 2006 ed è un’edizione di soli 15 esemplari.

Ecco un ottimo esempio per comprendere cosa significhi scheletratura, dove tutte le parti di metallo che rimangono sono lavorate minuziosamente a mano.

La cassa in platino riesce a contenere in soli 37mm di diametro un calibro che è un prodigio di tecnica e bellezza. All’interno di questo orologio batte il cal. 1755SQ a carica manuale, ultrapiatto con funzione di ripetizione minuti che, grazie alla scheletratura, è completamente visibile agli occhi di chi lo indossa.

Guardandolo dal lato quadrante quasi non si fa caso alle lancette di ore e minuti, poiché lo sguardo è rapito dalla complessità della costruzione e dalla minuzia con cui è rifinito con l’emblema della croce di Malta il bariletto.

Sul retro invece, il fondello a vista ci consente di vedere il meccanismo della ripetizione minuti (complicazione di cui parliamo qui), i ponti lavorati e quasi “vuoti” e i ruotismi che fanno vivere l’orologio.

Credits: Antiquorum

Audemars Piguet Royal Oak Ultrapiatto Skeleton Acciaio

Una parola: semplicità.

Questo Audemars Piguet Royal Oak, presentato in edizione limitata a 100 pezzi durante Baselworld 2017, è forse ciò che farebbe innamorare un appassionato di alta orologeria, scheletratura e pulizia del quadrante.

Il movimento che batte all’interno di questo orologio è il calibro manuale 2949 che, grazie a varie accortezze tecniche, riesce a misurare solo 4,46mm consentendo alla cassa di misurare solo 8.95mm.

Ciò che stupisce è la simmetria del quadrante. Guardandolo frontalmente si nota come tutti gli organi principali siano posizionati in linea retta.

Partendo da ore 12 troviamo la molla di riserva di carica, in centro le lancette di ore e minuti e ad ore 6 un importante tourbillon ad un minuto.

Si può notare, grazie alla scheletratura, come i ruotismi del movimento si concentrino nella parte destra dell’orologio mentre a sinistra la scheletratura sia solamente di “supporto” e si riesca a vedere attraverso.


Patek Philippe Calatrava Skeleton Ultrapiatto

Non poteva certo mancare un Patek Philippe all’interno della nostra lista.

Questa interpretazione del famosissimo Calatrava con ref. 5180/1R presenta il calibro 240 extrapiatto lavorato e scheletrato in profondità e si differenzia dalle altre versioni citate per essere un modello automatico.

La Maison dichiara un minimo di 130 ore di lavoro per la realizzazione del movimento che presenta alcune peculiari caratteristiche sia frontalmente che sul retro. Notiamo come, per esempio, il bariletto sia lavorato con la croce di Calatrava o ancora come, dietro, il rotore presenti il sigillo Patek Philippe.

La cassa in oro rosa da 39mm presenta una serie di raggi che consentono al movimento di “fluttuare” all’interno del quadrante mettendo maggiormente in risalto il capolavoro di micro-ingegneria e artigianalità quale è.

Questa è la nostra piccola selezione di orologi scheletrati, ma naturalmente ne esistono molte altre versioni ed interpretazioni.

Quali sono le tue preferite? Dicci la tua nei commenti !

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *

logo iws sito 1
 

REGISTRATI
PER RIMANERE
AGGIORNATO SU
TUTTE LE NOVITà

REGISTRATI IN 60 SECONDI →

ti potrebbe interessare

GUIDE ED
APPROFONDIMENTI

COMPLICAZIONI
E DETTAGLI

@2023 – Italian Watch Spotter. All Rights Reserved. IWS Group S.r.l., Viale dei Lidi 433, 96100, Siracusa (SR) | P.IVA: 02072260892