Una storia di amicizia, quella di Andy Warhol con Yves Piaget e gli orologi della sua Maison, lunga quasi un decennio. Dal loro primo incontro nel 1979, tra locali iconici di New York e Palm Beach, serate scintillanti al Chez Regine di Parigi e notti folli allo Studio 54, l’artista americano e il pronipote del fondatore della Maison creavano un nuovo modo di vivere fatto di eleganza, modernità ed edonismo che univa il savoir-faire artigianale svizzero all’universo glamour e patinato dello star system hollywoodiano.

Andy Warhol e Yves Piaget.
Con il marchio, oggi, la Andy Warhol Foundation for the Visual Arts – tra i più grandi finanziatori dell’arte contemporanea negli Stati Uniti e nel mondo – continua il lungo sodalizio.
Nel 2024, quando la Maison svizzera e la Fondazione sono diventate partner ufficiali per la prima volta, il celebre modello Black Tie – cioè quello acquistato nel 1972 dallo stesso Warhol, quando era ancora noto solo con la referenza 15102 – veniva ribattezzato con il suo nome. Presentato in una sola nuova versione, con quadrante in meteorite blu e una cassa coussin decorata Clou de Paris, celebrava questo legame audace e quasi paradossale che univa l’artista al nome Piaget.

A sinistra il Black Tie appartenuto ad Andy Warhol, a destra Andy Warhol.
Poi, a pochi mesi di distanza, arriva la richiesta di un’altra collaborazione. Questa volta, che prevedesse un lavoro e uno studio sull’opera stessa di Warhol, non solo sul nome. “Abbiamo trascorso sei mesi a fare ricerche su Andy Warhol prima di decidere quale direzione prendere”, racconta Stéphanie Sivrière, direttrice creativa di Piaget.
“Con una simile ricchezza di materiale a disposizione, è stato molto difficile capire da dove cominciare. Dovevamo ispirarci a una delle sue opere più famose e riprodurre una banana, una lattina di zuppa o Marilyn Monroe? Abbiamo capito subito che volevamo esprimere Warhol, ma senza essere scontati. Volevamo suggerire, non mostrare”.

Nasce così il nuovo Andy Warhol Watch “Collage”, un’edizione limitata di 50 pezzi che intreccia il linguaggio cromatico delle pietre dure e dei metalli preziosi utilizzati dalla Maison all’universo estetico e concettuale del padre della Pop Art americana.
Colori, Pietre e Materiali: L’approccio Cromatico di Piaget
Ma chi era Andy Warhol, per Piaget? Cos’avevano in comune la sua idea di arte industriale e di serialità con l’artigianato minuzioso e quasi monastico del marchio? Il colore, soprattutto. Che è L’elemento centrale del linguaggio visivo di Warhol, e la chiave espressiva dei quadranti in pietra tanto cari alla Maison, e che oggi è il perno di questa collaborazione.
Per Piaget, sono i colori rubati all’esuberanza della natura, che vanno dalle inclusioni dei turchesi alle venature della malachite fino alle opalescenze sireniche delle “pietre d’acqua” e ai riflessi dorati dell’occhio di tigre. Toni e sfumature che esistono in natura, ma che sembrano appartenere al mondo dei sogni; piccoli frammenti ritagliati a quadrante che raccontano storie straordinarie di ricerca, dedizione e creatività.

Alcune pubblicità degli anni ’70 che ritraggono svariate versioni di Piaget con quadranti colorati.
Per Warhol, il colore è invece spesso sbagliato – come nella pelle celeste di Marilyn Monroe e nelle labbra verdi di Mao – o volutamente innaturale, derivato dalle pubblicità saturate che in quegli anni riempivano gli schermi dei media: il rosso Coca-cola, il blu Pepsi, il giallo Kodak. Sono i toni vivaci e surreali del marketing a diventare, nella sua Arte, codici reali di seduzione visiva – che trasforma oggetti commerciali di uso comune in beni culturali.

Con la nuova edizione limitata Collage, Piaget porta avanti questa ricerca sul colore e sui materiali, in linea con lo spirito provocatorio, ironico e pop dell’artista.
Il nuovo Piaget Andy Warhol “Collage”
Per il nuovo Andy Warhol “Collage”, Piaget sceglie un quadrante decorato con un intarsio di pietre ornamentali colorate disposte in una forma astratta che richiama uno dei più celebri autoritratti di Warhol, creato nel 1986 con un collage di Polaroid.

Una meticolosa applicazione ad intarsio incastra tre ritagli perfetti dai colori morbidi e zuccherini in uno sfondo in onice nero, lo stesso colore dell’originale Black Tie di Warhol: al rosa tenero dell’opale si accostano il giallo screziato del serpentino della Namibia e il verde mentolato del crisoprasio.

Il disegno geometrico, interrotto solo dalle lancette dauphine e dal marchio applicato, è incorniciato dalla celebre cassa a gradini, realizzata in origine per camuffare il movimento al quarzo Beta 21, un calibro massiccio realizzato da Piaget con Rolex, Patek, Omega e altri sedici produttori. In questa versione, la cassa misura 45mm ed è in oro giallo 18 carati – metallo che omaggia fedelmente l’edizione del ’72 e non è disponibile nella collezione contemporanea Andy Warhol Watch.

Il fondello satinato dell’orologio è inciso con l’autoritratto dell’artista che ispira la silhouette del quadrante, accanto al logo Piaget e alla firma di Andy Warhol.

All’interno, al posto del Beta 21, Piaget ha installato il calibro meccanico a carica automatica di manifattura 501P1, un movimento sottile con una riserva di carica di 40 ore decorato dal motivo a righe circolari Côtes de Genève.
L’orologio, completato da un cinturino in pelle verde, è limitato a soli 50 esemplari. Il prezzo al pubblico è di €79.500 (VAT included).
Conclusione
Di questa “merce cromatica” – un’arte che per Warhol rimane sempre industriale e sintetica, immediatamente leggibile perché artificiale – Piaget recupera tutta la forza e l’ipnotismo. Per orologi che non hanno nulla né di industriale né di sintetico, e che anzi sono unici proprio perché la sfumatura naturale delle pietre e la magia del gesto lento e meticoloso che le ha tagliate custodiscono una bellezza che nessuna macchina per copie modulari o serigrafiche potrà mai replicare.
“I don’t wear a watch to tell the time, I just wear it to look at it”, diceva Andy Warhol. Ed è forse in questa frase che si compie il senso più profondo dell’incontro tra la sua arte e l’artigianato di Piaget: la capacità di trasformare un oggetto funzionale in un atto contemplativo.
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