La complicazione cronografica rappresenta, per il mondo dell’orologeria, uno dei motivi principali per cui questi strumenti risultavano e risultano tutt’oggi compagni indispensabili della nostra quotidianità. Nel corso del Novecento, l’orologio da polso ha subito diversi cambiamenti dovuti sia all’evoluzione tecnica, sia a motivi prettamente estetici, che rappresentavano le necessità di chi doveva utilizzarli.
Quello di cui vogliamo parlarvi oggi rappresenta un capitolo importante di quest’evoluzione tecnica: l’ introduzione di un calibro cronografico automatico alla fine degli anni ’60. Per molti appassionati, questa premessa significherebbe, probabilmente, parlare del Calibro El Primero di casa Zenith e non avrebbero tutti i torti.
Per altri, potrebbe significare parlare dei calibri Seiko montati in orologi venduti a partire da marzo del 1969, e anche in questo caso avrebbero ragione. Tuttavia, la storia che vogliamo raccontarvi oggi riguarda il calibro introdotto dalla joint venture tra i marchi svizzeri Heuer, Breitling e Hamilton-Buren.
Una pagina del programma della Fiera di Basilea di inizio 1969 mostra alcuni dei nuovi orologi che montavano questo innovativo calibro, presentati da Heuer, Hamilton e Breitling. All’evento, i tre marchi poterono mostrare e condividere con giornalisti e rivenditori circa cento esemplari, permettendo un’anteprima di ciò che sarebbe arrivato nei negozi a partire dall’estate dello stesso anno.
Il calibro Chronomatic: nome in codice “Project 99”
Durante gli anni ‘60 i tool watches iniziarono ad assumere sempre più importanza, con i principali marchi che progettavano nuovi calibri e orologi cercando di rispondere alle esigenze di chi li acquistava. In questi anni, però, le vendite di cronografi svizzeri stavano diminuendo anno dopo anno, con i calibri Valjoux e Venus a carica manuale ormai datati e gli orologi automatici che stavano godendo di un’incredibile popolarità, data dalla facilità di utilizzo senza necessità di ricaricarli periodicamente.
Vista questa crescente popolarità degli orologi automatici, i produttori di cronografi si trovavano di fronte ad un imperativo: sviluppare cronografi automatici. Quattro dei principali produttori di orologi di quegli anni si impegnarono in questa sfida: Heuer, Breitling, Zenith e Seiko.
(Se vuoi scoprire di più sulla corsa alla realizzazione del primo calibro automatico, vi invito a leggere un nostro articolo dedicato).
In particolare, Charles-Edouard Heuer, proprietario del marchio Heuer, vedendo lo sviluppo da parte del marchio Buren di calibri automatici ultrapiatti con micro rotore, per orologi solo tempo, iniziò a credere che un cronografo automatico modulare potesse essere fattibile.
Posizionando un rotore più piccolo nello stesso piano degli altri componenti del movimento, nel 1962 Buren introdusse un’evoluzione dei primi calibri con micro rotore, presentando il Calibro 1280 Intramatic, con uno spessore di soli 3,2 mm.
Fu proprio la realizzazione di questo movimento che rese possibile costruire un cronografo automatico sufficientemente sottile per gli standard dell’epoca. L’idea di Heuer era quella di partire dalla base del calibro 1280 della Buren e, affidando il compito a Dubois-Depraz, azienda specializzata nella progettazione di complicazioni attraverso moduli integrati, aggiungere una nuova parte cronografica.
Gérald Dubois, allora presidente dell’azienda, aveva già condotto ricerche approfondite sul design di un modulo cronografico da utilizzare con i movimenti ultra piatti di Buren, discutendone la fattibilità con i dirigenti del marchio.
Per finanziare il costoso progetto, Jack Heuer ne parlò con l’amico Willy Breitling, presidente dell’omonimo marchio, e lo convinse a partecipare. Sebbene questa scelta possa sembrare alquanto particolare, il fatto che i mercati di riferimento dei due marchi fossero diversi, convinse Breitling a partecipare, convinto dei benefici che avrebbe potuto portare all’azienda.
Con la conferma della fattibilità dell’ambizioso progetto da parte di Dubois-Depraz e la coppia Breitling-Heuer pronta a finanziarlo, venne presto avanzata alla Buren la proposta di collaborazione. Questa collaborazione fu coniata con il nome di “Chronomatic”, termine che sarà usato negli anni successivi sia per indicare il progetto (inizialmente denominato “Project 99” per motivi di segretezza) dei marchi che vi parteciparono, sia per riferirsi al calibro degli orologi nati dalla partnership.
Unirsi al team Chronomatic si rivelò fin da subito piuttosto prestigioso per una piccola azienda come Buren. Infatti, rispetto ai piccoli clienti che acquistavano i movimenti di questo marchio, Heuer e Breitling avrebbero rappresentato un’opportunità significativa.
Nel 1966, mentre era in corso lo sviluppo del movimento Chronomatic, Buren fu acquisita dalla Hamilton Watch Company (della Pennsylvania). Hamilton trasferì gran parte della propria produzione nella fabbrica di Buren, in Svizzera e divenne partner nello sviluppo del movimento Chronomatic.
I membri del gruppo che stavano concorrendo alla realizzazione del “Chronomatic”, si resero immediatamente conto dell’importanza della segretezza del loro lavoro.
Gareggiando contro avversari come Zenith e Seiko, le quali erano a loro volta al lavoro per la produzione del primo cronografo automatico al mondo, risultà fondamentale la segretezza, tanto che ai dipendenti di Heuer fu proibito pronunciare le parole “cronografo automatico” e il progetto venne identificato con il nome “Project 99”.
Chronomatic, Zenith e Seiko
Dopo avervi raccontato dell’incredibile processo che ha portato Heuer, Breitling e Hamilton ad unirsi per creare un movimento divenuto iconico e importante per la storia dell’orologeria, non resta che chiederci se davvero siano riusciti a commercializzare il primo cronografo automatico di sempre. La risposta a questo quesito non è affatto semplice: il calibro Chronomatic, il calibro Seiko e quello di Zenith, potrebbero infatti essere tutti considerati vincitori in questa sfida.
Nel gennaio del 1969, sapendo che anche altri competitor stavano lavorando alla realizzazione di un calibro cronografico automatico, Zenith decise, attraverso una conferenza stampa, di annunciare al mondo il successo nella realizzazione del calibro El Primero, nonostante fosse pronto un solo prototipo.
Per quanto riguarda Seiko, la referenze 6139, ossia la prima a montare il nuovo calibro automatico della cada nipponica, fu venduta in piccole quantità in Giappone già a partire da marzo del 1969; gli altri mercati furono raggiunti dal 1970 in avanti.
Heuer, Breitling ed Hamilton, presentarono in una conferenza stampa del 3 marzo 1969 i nuovi Chronomatic, mostrando poi i primi cento prototipi a Basilea, il mese successivo. Dal luglio e agosto dello stesso anno, questi modelli iniziarono ad arrivare nei negozi di tutto il mondo, pronti per essere venduti.
I Modelli iconici con il calibro Chronomatic
Negli anni successivi, diversi furono i modelli presentati dai tre marchi che diedero vita al “Project 99” per la realizzazione del calibro Chronomatic, arricchendo i loro cataloghi e regalandoci design e forme iconiche ancora amate e desiderate dai collezionisti.
Una caratteristica particolare che accomuna tutti gli orologi animati da questo calibro è la corona di carica posta a sinistra della cassa, mentre i pulsanti cronografici dalla parte opposta, questo per via della progettazione del calibro.
Per quanto riguarda Heuer, il più iconico con calibro Chronomatic, è senza dubbio il Monaco, diventato immortale essendo stato scelto da Steve McQueen per essere indossato nelle riprese del film “Le 24 Ore di Le Mans”. Tutt’oggi l’orologio rappresenta un punto di riferimento della collezione del marchio, rinominato poi “Tag Heuer”.
Altri modelli degni di nota includono l’Autavia, con anche la scritta Chronomatic sul quadrante in riferimento all’innovativo calibro, e il Calculator, decisamente più particolare ma che dimostrava l’impegno di Heuer nel cercare di creare strumenti per ogni richiesta dei clienti, così come il Montreal e il Silverstone, ideati per gli amanti delle corse.
Per quanto riguarda Breitling, i cataloghi dell’epoca confermano l’introduzione di diversi orologi Chronomatic dalle più diverse forme, a partire dalla referenza 2110 con cassa rotonda, il 2111 con cassa a cuscino, il 2112 con cassa tonneau e le più conosciute casse da 48 mm chiamate dagli appassionati “Pizza”. Di quest’ultima serie di casse, la referenza più celebre è quella del Navitimer, disponibile in quegli anni sia in versione automatica con calibro Chronomatic, oltre che con movimenti a carica manuale.
In casa Hamilton, l’orologio più celebre con calibro Chronomatic è probabilmente il Fontainebleau, con una cassa ovale disposta in orizzontale, che permette un ottimo fit sul polso nonostante i 47 mm di diametro. Per gli amanti delle misure più contenute fu anche prodotto un orologio di soli 36.5 mm di diametro chiamato Chrono-Matic.
Considerazioni finali
Con questo articolo speriamo di avervi fatto scoprire un’importante parte di storia dell’orologeria moderna e magari di avervi dato l’impulso per iniziare una collezione avente come tema principale il calibro Chronomatic, essendo orologi che, ad oggi, si trovano ancora a poche migliaia di euro e che esprimono la testimonianza tecnica ed esteticha degli anni ‘60.
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